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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 14:10.

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C'era una volta in America (1984): Sergio Leone, l'uomo che ha rivoluzionato il cinema americano. Lo spaghetti western, chiamato così anche per sminuirlo, è la base su cui sono stati riscritti i generi cinematografici nell'età moderna della Settima Arte. Sottovalutato in Italia, perché non abbastanza autore per il gusto di critici troppo miopi, con il suo uso della musica, della macchina da presa e idee geniali come il triello de Il buono, il brutto e il cattivo ha riscritto la grammatica del cinema western. E non solo. Questo è il suo film più bello, completo, ispirato. Terzo capitolo della trilogia del tempo dopo C'era una volta il West e Giù la testa, dal Noodles di Robert De Niro a una giovanissima Jennifer Connelly, neanche un minuto di un'opera consistente (anche per minutaggio) va considerato superfluo. Lo citiamo anche per raccontare tutti gli altri maestri del genere italiano, da Argento a Fulci.

Un borghese piccolo piccolo (1977): Con La grande guerra e I compagni, forse, il film più amaro e onesto di Mario Monicelli, che riduttivamente è stato definito il re della commedia all'italiana e che qui, con Alberto Sordi, ci mette di fronte a un cattivo con cui tutti empatizziamo. Monicelli, che ci ha fatto ridere fino allo stremo con L'armata Brancaleone e I soliti ignoti, qui fa i conti con la paura di anni difficilissimi, in cui terrorismo e violenza cambiano i connotati della nazione. E il borghese piccolo piccolo, canuto e disperato, oltre ad essere un Sordi eccezionale, è anche la rappresentazione di un'umanità spezzata. E ci ricorda, come faceva La grande guerra, che nel bene e nel male, siamo un paese piccolo piccolo capace di gesti enormi. Di pace, ma anche di (necessaria?) crudeltà.

Una giornata particolare (1977): Ettore Scola, sceneggiatore sopraffino, da regista ha saputo firmare cult come C'eravamo tanto amati o La terrazza, che tanto bene sa descrivere i radical chic che impestano la nostra società con il loro velleitario senso di superiorità. Ma in Una giornata particolare, tra una casalinga disperata (ci perdoni Sofia Loren per l'irrispettoso paragone) e un omosessuale molto discreto, ci ritroviamo in una Roma fascista che non è molto lontana dall'Italia di quei giorni. E, diciamocelo, anche da quella attuale, così ipocrita e vigliaccamente intollerante. Mastroianni titanico.

Il sorpasso (1962): Dino Risi aveva un cinismo tanto elegante che quasi non ti accorgevi quando e quanto ti ustionava, mostrandoti le tue, le nostre debolezze. Gassman e Trintignant sono entrati nel firmamento del cinema e nella galleria dei cult con quella spider aggressiva e sfrontata, con quel Vittorio sornione e dolente, con quel suono di clacson che annunciava la (finta) gioia di un entusiasmo collettivo artificiale prima del dolore dello scontro con la realtà, con il nichilismo che si paventerà nel finale drammatico. Il cinema italiano d'un tempo sapeva fare road movie cult, non dimenticando di puntare in alto, nella forma e nel contenuto. Volendo fare un paragone ardito, il papà italiano di Easy Rider.

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