Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 14:10.

My24

Divorzio all'italiana (1961): per farvi capire, il sito Rotten Tomateos, ferocissimo nei giudizi, gli dà uno dei rari 100% come votazione, il massimo possibile. Il cineasta è Pietro Germi, sottovalutatissimo e straordinario nell'inchiodare gli spettatori al loro inconscio collettivo, alle contraddizioni di una democrazia condizionata da regole inconsce o esterne, siano quelle di una religione "invadente" o di una morale violenta. Qui, semplicemente, si mette sotto la lente d'ingrandimento l'impossibilità di divorziare nell'Italia di quegli anni e le contromisure prese da un popolo ribelle, ma mai rivoluzionario. Come Signore e signori e Sedotta e abbandonata, un viaggio nel moralismo e nell'Italia benpensante, senza trascurarne le sue nefaste conseguenze. Quel piedino malandrino sul finale è poi, semplicemente, la scena più sexy, coraggiosa e irriverente del cinema italiano.

Ricomincio da tre (1981): Massimo Troisi. Se la morte non se lo fosse portato via così presto avrebbe riempito i nostri occhi di chissà quanti altri capolavori. Dobbiamo accontentarci di quelli che ci ha lasciato e questo, fin dal titolo, ne rispecchia l'animo dolce, arguto e surreale. Non ci resta che piangere, titolavano quasi tutti i giornali, il 5 giugno del 1994, citando un altro cult indimenticabile, ma è quest'esordio - che l'autore napoletano voleva far passare per terzo film ("così non corro i rischi dell'esordio, né quelli della necessità di confermarsi") - ad essere il nostro preferito. Due David di Donatello- miglior film e miglior attore- una storia che cambia il modo di fare comicità al cinema, introducendo una poetica che si allontana dagli archetipi della commedia all'italiana come da quelli più moderni in arrivo. Si poteva ridere e riflettere anche con personaggi fragili e stralunati, ma incredibilimente lucidi e umani.

La dolce vita (1960): forse non l'invenzione più bella di Federico Fellini, ma di sicuro la più conosciuta, amata, vista. Se lui è diventato un aggettivo, il titolo di quest'opera è diventato la definizione per raccontare un'epoca, tanto che persino Germi lo "cita" nel suo Divorzio all'italiana. Ancora Mastroianni, ma questo è un lungometraggio corale in cui ogni tassello è necessario in un puzzle che altro non è che una Roma simbolo di un cambiamento nell'anima del paese, alla ricerca di una spensieratezza illusoria. Roma, tra paparazzi e Chiesa, viene disegnata con gioiosa mancanza di rispetto ma anche con amore. E guardando il film, si capisce da dove viene molto di quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Inutile ricordarvi Anita Ekberg nella Fontana di Trevi: se pensi a Roma e al cinema italiano, in tutto il mondo, pensi a quella scena.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi