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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 08:49.

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Il ragioniere notturno
Da qualche tempo ho smesso di controllare l'e-mail come prima cosa appena apro gli occhi, al mattino – risveglio brutale quanto inevitabile per chi usi uno smartphone come sveglia. Non perché abbia smesso di dormire accanto al telefono: ma perché questo, adesso, mi dice qualcosa che sono ancora più impaziente di sapere. Mi dice se ho dormito bene. Dopo aver parlato con Fiete Stolte, incoraggiato da alcuni studi, ho acquistato uno "sleep manager" – una specie di cuffietta che registra l'attività cerebrale notturna e la analizza dividendola in grafici e colonne, come un ragioniere attentissimo che passa la notte a pensare a te.

I risultati appaiono sul telefono come prima cosa al risveglio (ovvio: il telefono, adesso, sa quando ti svegli); un grafico ti informa della composizione del sonno, fra leggero, profondo e Rem, e di eventuali interruzioni. È anche possibile modificare la funzione di sveglia di modo che non suoni a un orario prefissato, ma eventualmente anche un po' prima o dopo, se così facendo dovesse spostare il risveglio a un momento più adatto, minimizzando la confusione mentale. Tutto il benessere così guadagnato scompare, però, non appena lo sguardo corre allo schermo chiedendogli con ansia: ho dormito bene? Il software, infatti, attribuisce anche un punteggio giornaliero, che dipende da durata e qualità del sonno: stanotte ho preso 75 dormendo sette ore e mezza; ieri 80 con un'ora in meno. Se continua a scendere di questo passo, la paura di dormire male finirà per tenermi sveglio la notte. Non è una battuta. Succede davvero.

La penetrazione delle diete nella coscienza comune è andata di pari passo con la diffusione popolare di nozioni tecniche (o pseudo-tecniche) come caloria, carboidrato e colesterolo. Le diete sono sempre esistite: ciò che si è costituito man mano è l'idea che l'alimentazione fosse qualcosa che ognuno poteva controllare con delle tabelle, una questione di contabilità. Lo stesso è capitato all'attività fisica, con la popolarizzazione del concetto di "cardio" e dell'indice di massa corporea. Lo stesso, pare, sta capitando al sonno: che può essere spezzettato, misurato, comparato.
La quantificazione ha indubbiamente dei risvolti positivi: qualche nozione di dietologia aiuta a mangiare in modo equilibrato e sostenibile, così come un'analisi dell'attività cerebrale notturna aiuta, nel complesso, a sviluppare comportamenti che fanno dormire meglio. Ma se ti abitui a guardarti allo specchio dimentichi come ti sentivi prima di vederti, quando le tue sensazioni erano l'unico metro di valutazione che avevi. È sabato e ti svegli stiracchiandoti, mentre una lama di sole filtra dalle imposte e i muratori bergamaschi del piano di sopra ti hanno misteriosamente risparmiato fino alle nove; inizi la giornata ruggendo. Ma poi lo smartphone ti dice che ti sei svegliato alle 2:47, alle 4:11, alle 4:23, alle 4:56, alle 5:35 e alle 6:45, e che da allora non hai avuto nemmeno un episodio Rem; il tuo punteggio è 37, e immediatamente ti fiacchi. Allo specchio, lavandoti i denti, noti che le occhiaie sono più scure di ieri – forse è solo un'impressione, ma no, vedi che hai dormito male, dopotutto.

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