Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2012 alle ore 08:15.

My24

La complessità dell'opera, ha, però, creato ermeneutiche molto diverse, a partire da quella medievale che ridusse l'impianto imponente del progetto agostiniano alla più concreta questione del nesso tra papato e impero. Marafioti, invece, segnala le interpretazioni novecentesche che oscillano tra riletture solo escatologiche o solo storiche, oppure puntano a un equilibrio riconoscendo alle due città una duplice appartenenza sia all'interno della storia, sia nell'attesa della distinzione del giudizio finale.
In queste oscillazioni si individuano ulteriori complesse puntualizzazioni (si pensi solo al rapporto con la Chiesa) che, comunque sia, confermano l'affermazione del curatore secondo il quale «la Città di Dio è uno di quei libri che non passano col tempo, ma attraversano i tempi e illuminano il futuro..., insegnando qualcosa anche al nostro tempo in cui forse si vive un analogo trapasso di civiltà».
E che Agostino sia una sorta di stella polare nel pensiero occidentale lo conferma il poderoso e ponderoso tomo sull'Agostino "moderno" a cui sopra accennavamo. Si tratta sostanzialmente di un'immensa antologia commentata, che risponde ai criteri della cosiddetta Wirkungsgeschichte, cioè alla storia degli effetti che la monumentale riflessione agostiniana ha generato non solo, ad esempio, nei più "consonanti" Pascal o Giansenio o Francesco di Sales o Malebranche e Fénelon, ma anche in un sorprendente Voltaire proprio sul versante della storia (Il secolo di Luigi XIV).
Oppure, in campo etico, si ha l'incrocio con La Rochefoucauld delle Riflessioni o sentenze e massime morali, per non parlare poi di un emblema della modernità come Cartesio per il quale uno dei suoi primi interpreti, Johann Clauberg, nel 1656 scriveva senza esitazione: Augustinus cartesianae Metaphysicae favet.
E che il vescovo di Ippona sia stato il fautore e il referente ideale dell'autore del Discorso sul metodo veniva più finemente puntualizzato da Sofia Vanni Rovighi quando affermava: «La metafisica alla quale Cartesio si orientò fu quella agostiniana che, con la sua concezione dell'anima, il suo itinerario verso Dio, che non passava per il mondo corporeo, ma andava diritto dall'anima a Dio, lasciava libero il campo a una teoria puramente meccanicistica del mondo corporeo».
In pratica, Agostino permetteva a Cartesio di dissociare conoscenza intellettiva ed esperienza sensibile, assegnando alla prima la nobile ascesa verso il trascendente e all'altra la mera operatività pratica e vitale.
Fermiamoci qui perché anche noi deborderemmo, soprattutto qualora si dovesse badare ad alcune figure "minori" che Bosco convoca nella sua "parata" agostiniana (penso al Marquis d'Argens o a François Lamy, per giungere fino ai nostri contemporanei Henri Gouhier e Jean Deprun).
È indiscutibile che, se si volesse irrobustire il "filo rosso" agostiniano, ci si troverebbe alla fine ingarbugliati e paradossalmente persino trasferiti nell'orizzonte di un Freud o di un Jung. Certo è che percorsi come quello – sia pure guidato – proposto dallo studioso dell'Università di Chieti e della Cattolica di Milano ci fanno provare una sensazione che segnalava il citato Gouhier: «Agostinismo, cartesianesimo sono parole che ci danno vertigine; abbiamo bisogno di sentirci tra gli uomini».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sant'Agostino, La città di Dio, a cura di Domenico Marafioti, Oscar Mondadori, Milano, 2 volumi, pagg. CXXXVIII + 1.632, € 40,00
Domenico Bosco (a cura di), Agostino nella modernità, Morcelliana, Brescia, pagg. 1.094, € 48,50

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi