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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2012 alle ore 19:08.

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L'attaccamento alla poltrona è diventato parte del paesaggio politico italiano, e probabilmente senza Razzi e Scilipoti oggi non ci sarebbe il Governo Monti, comunque lo vogliate giudicare.

Poi, il mese scorso, è arrivata Marilena Parenti. Forse non ve ne siete accorti in molti, perché i giornali si sono occupati poco di lei. Marilena Parenti era stata la prima dei non eletti alla Camera per il Partito democratico nella circoscrizione Lombardia 3, nel 2008, che aveva eletto Antonello Soro. Il quale è stato di recente nominato (con polemiche sull'attribuzione di quella poltrona) all'Agenzia per la Privacy, e ha lasciato così per incompatibilità il posto alla Camera. Quindi il 6 giugno Marilena Parenti, 37 anni di Brembio, provincia di Lodi, è diventata deputato, come annunciava fiero un sito locale: «Oggi le si presenta l'opportunità di far parte della cerchia dei Deputati del Parlamento italiano dando forma e realtà all'originario desiderio politico, che l'ha vista impegnata fin da giovanissima per Brembio e per il Lodigiano».

Solo che in questi quattro anni le cose sono molto cambiate per tutti, e anche per Marilena Parenti, che ha trovato un lavoro a Londra e ora aspetta una bambina. E che quindi – valutando anche l'insignificante ed esautorata durata del mandato, certo – ha spiegato che la sua vita è diventata un'altra e ha rinunciato, presentando le dimissioni: «Questa chiamata non coincide più con le mie aspirazioni di allora. Dovrei sconvolgere la mia esistenza. In azienda mi hanno appena promossa. Ho trovato un equilibrio che sarebbe un errore spezzare, e poi le stagioni cambiano». Le subentrerà il secondo dei non eletti.

La storia mi ha ricordato un pensiero che l'anno scorso avevo scritto così, in un libro.

La politica non è più una strada per menti brillanti e ambiziose, creative o generose. Le fatiche, delusioni e frustrazioni che infligge sono imparagonabili alle soddisfazioni che per altre vie questi tempi offrono a qualunque giovane intenda fare cose belle e proficue per sé e per il mondo. Se sei intelligente e hai voglia di spenderti, oggi fai altro – mille cose possibili – ma non la politica. E si tratta di un altro che può davvero migliorare la vita delle persone e la propria, nei campi più diversi. Ma resta il problema: la politica di professione chi la fa? È diventata come il servizio militare qualche tempo fa, che era costretto a farlo solo chi non aveva i mezzi per fare altro. E come tutto quello che funziona male in Italia, è un cane che si morde la coda: la politica non torna a essere attraente e stimolante se non ritrova il suo potenziale di efficacia e la sua vocazione a costruire buone cose. Ma non li ritrova se a praticarla non ci sono persone attive e volenterose in questa ricerca. Questo circolo vizioso si sblocca solo introducendovi degli elementi di straordinarietà – che in giro ci sono –, ovvero alcuni giovani (col metro dell'oggi) capaci e appassionati che comincino a scardinarlo non pensando solo di mettere una pezza sul domani e sul dopodomani, ma anche di poter abitare un grande Paese, tra vent'anni.

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