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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2012 alle ore 16:31.

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L'uomo bianco venuto dal centro puntava sul Pigneto anche perché si era diffusa la leggenda metropolitana che lì vi fossero i loft (oggetto supremo del desiderio); ma poi anche qui si è imparato che loft, sulle inserzioni romane, significa monolocale seminterrato e buio. Dunque si erano visionati alcuni di questi loft, e una volta, dietro il cantiere fumigante della nuova metro C, si era assistito a scene violente di gentrificazione: accompagnati da una feroce architetta-immobiliarista, che aveva mostrato un seminterrato senza finestre «ma con modernissimo sistema ad aria forzata», una volta fuoriusciti dall'antro, l'architetta aveva annunciato ad alta voce (come in Amici Miei), «qui buttano giù tutto», indicando palazzine degradate, facendosi ben sentire da anziane sòre terrorizzate in finestra.

Un secondo loft era stato prescelto per l'acquisto e si era andati coi genitori (lombardi, ceto medio riflessivo, impegnati nel sociale) a visionare un improbabile locale in via Fanfulla da Lodi, verso la Prenestina, che loro avrebbero dovuto sponsorizzare. Si assisté al rimprovero genitoriale come non capitava da anni. Eppure via Fanfulla aveva un pedigree d'epoca pasoliniano (Pasolini, si è capito, è il testimonial del quartiere): «Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma…». L'affare sfumò, forse fortunatamente, e quando si raccontò l'aneddoto giorni dopo agli stessi che avevano tanto caldeggiato il Pigneto nei mesi precedenti ci si accorse della contraddizione insita nella gentrificazione romana: questo Pigneto in fondo non aveva mai convinto; sì, certo, ci si va magari la sera, ma poi, comprarci casa, siamo matti. Porta Maggiore sarà anche vicinissima ma poi oltrepassandola ci sono sì gli entusiasmi per il convoglio (pasoliniano) della Roma-Pantano e meno per le soprelevate ad altezza finestra; bene i cinema bombardati Aquila e Impero magnifici, ma accanto a edicole con giornali in sole lingue esteuropee e a comunità di senegalesi e cingalesi forse mica tanto miti.

Intanto i prezzi salivano (anche oltre 5mila euro al metro, poco meno dei Parioli) e c'era perfino chi osava di più: oltre il trenino della Casilina, un quartiere non ancora hipster che si chiama (con deliziosa ironia) Villa Certosa, e qualche etnografo si è spinto verso Torpignattara, e dicono che stanno benissimo, un'umanità stupenda, e non tornerebbero mai al centro, tantomeno a Monti. E infatti, in giro, non li si vede proprio più, e qualcuno si preoccupa anche. Qualcuno poi sostenne che c'è l'amianto, al Pigneto, molto eternit non bonificato nelle fondazioni e nelle tubazioni e quindi molte radiazioni, e il dato ecologico mise a posto tutte la coscienze, anche di classe, e del Pigneto non si parlò più. Ritornò il classico tormentone: meglio qualcosa di piccolissimo e carissimo, ma in centro. Che è sempre «un assegno circolare». E un'amica molto intransigente di Prati: «Tutto, ma il Pigneto no. Lì, non ti ci vengo a trovare».

Adesso, compravendite crollate (meno 20%), crisi e mutui impossibili, psicosi delle tasse. Espansione urbana ferma, e scontro di civilizzazione tra quartieri messo in pausa. Molti si stanno già disperando, chi ha comprato si sta pentendo; e reggono soltanto i tagli alti, dicono le agenzie, cioè dal milione di euro in su. Ma al di sotto della siderale soglia, attenzione perché si apre un mondo. Già appaiono mono e bilocali anche non al Pigneto a prezzi un tempo inimmaginabili. Noi turisti immobiliari siamo già pronti e mettiamo a disposizione la nostra esperienza. Però per adesso il nostro consiglio è di aspettare ancora, almeno un anno, perché la crisi non finirà tanto in fretta. E magari, per quel tempo salteranno fuori pure i loft.

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