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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 08:00.

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Ne consegue che Chicago fosse il posto adatto per gli esordi di Oprah Winfrey. Nata nel Mississippi rurale da una ragazza madre, Oprah Winfrey riuscì – alla maniera freestyle, se vogliamo, a infilarsi in un lavoro di co-conduttrice del telegiornale della sera a soli diciannove anni.

Accadde in Tennessee, ma fu notata a Chicago, e nel 1983 la portarono al nord e le diedero un lavoro alla conduzione dello show del mattino AM Chicago, che soffriva per gli ascolti bassi. Per una combinazione di grande empatia e spirito, il suo programma ebbe subito un immenso successo e fu così ribattezzato Oprah Winfrey Show, finendo con l'essere trasmesso in tutta la nazione nel giro di pochi anni. Seguendo il consiglio di Roger Ebert, altro figlio dell'Illinois e, in quest'epoca, Numero Uno nell'arte di spiegare le cose in parole semplici nella cinefilia, Winfrey firmò un contratto per le repliche che le diede il controllo del suo show e le permise di raccogliere tutti i frutti del suo lavoro. Siccome cominciò a Chicago e, come Lincoln, decise di rimanere nello Stato che l'aveva bene accolta, Winfrey negli ultimi dieci anni si è praticamente sobbarcata da sola l'intero carico fiscale statale.
E siccome Winfrey ha portato il numero più grande di lettori a leggere il numero più grande di libri, nessuno è come lei nel mondo contemporaneo, e l'Illinois è lo Stato più importante se si parla di libri, vendita di libri, e del risorgimento dei circoli di lettori e della quantità di persone che hanno letto Anna Karenina e Middlesex (del figlio adottivo di Chicago Jeffrey Eugenides). Non è allora una sorpresa che Chicago ospiti il più grande sistema bibliotecario del mondo, con più di due milioni di volumi – e tutti e due i milioni sono meglio dei libri delle biblioteca delle altre città. Questa prova soverchiante di impegno civico contro l'analfabetismo porta direttamente al primato dell'Illinois nel numero di scrittori americani premi Nobel. Ne abbiamo due: Bellow (Chicago), e Ernest Hemingway (Oak Park).

La lista di Numeri Uno è infinita e ci limiteremo solo a una rapida panoramica. L'Illinois Numero Uno nelle merendine, essendo il posto in cui furono presentati per la prima volta il croccante di popcorn e noccioline Cracker Jack (Chicago World's Fair, 1893); nella produzione di biscotti in un anno (Oreo, Nabisco, Chicago, 1996); ed è il luogo in cui fu scritta I Wish I Were an Oscar Wiener, nel 1963, da un certo Richard Trentlage di Fox River Grove, che partecipava a una gara per un nuovo jingle per un hotdog. Fu l'Illinois a portare al mondo McDonald's e Dairy Queen, e fu Chicago a produrre il pasticciere Walt Disney. Per decenni abbiamo prodotto più zucche di tutti, considerate dagli esperti del gusto i frutti migliori del mondo, e abbiamo prodotto le due migliori squadre sportive dell'era moderna, i Bears del 1985, di football, e i Bulls del 1995, di basket. Non serve aggiungere che l'Illinois è al Numero Uno dei posti in cui ha giocato Michael Jordan, e in cui Scottie Pippen spesso giocava pure meglio. È al Numero Uno dei posti in cui Walter Payton ha fatto il passo dell'oca parlando in quel suo strano falsetto, e al Numero Uno di tutto ciò che ha a che fare con Ditka, Singletary, Fencik, Perry e Dent. È al Numero Uno quanto al numero di sindaci che fanno Daley di cognome. Al Numero Uno nella produzione di mais (o ci si avvicina) e nella produzione di etanolo (ne sono quasi certo).

È al Numero Uno, questo è sicuro, nella categoria luogo di nascita dei REO Speedwagon (da Champaign-Urbana); Styx (da Chicago); Cheap Trick (Rockford). Al Numero Uno tra le location dei film di John Hughes (tra gli altri: Un compleanno da ricordare, Breakfast Club, Mamma ho perso l'aereo, Mamma ho perso l'aereo 2, Una pazza giornata di vacanza). Abbiamo lo stadio da baseball Numero Uno per bellezza e fascino, Wrigley Fields, e abbiamo anche il suo opposto, il Numero Uno per modestia nel design e mancanza di fascino, Cellular Park, che dal vivo è ancora peggio del suo nome. La squadra che ci gioca, i White Sox, ha una base di tifosi che viene da sobborghi i cui nomi sono resi possibili dalle permutazioni delle seguenti sette parole: River, Lake, Ridge, Stream, Woods, Forest e Park (452).
L'Illinois arriva primo – al mondo – per frequenza con cui si sbaglia la sua pronuncia. Nessuno sembra commettere l'errore di pronunciare la "s" di Arkansas, ma troppi lo fanno con la nostra "s" – compreso Ron Zook, allenatore della squadra di football della University of Illinois, che lo fece alla marcia in onore del suo ingaggio nel 2004. Per qualche tempo regnò un grande sospetto sul suo conto, finché non portò la squadra in finale al Rose Bowl del 2007, il che sarebbe stata perfetto se non si fosse dimenticato di continuare ad allenare dopo il fischio d'inizio di quella partita. Quanto alla pronuncia sbagliata: questa tendenza ha portato la cittadinanza a proporre una legge che punisse chi pronuncia la "s". La legge proposta doveva impartire le seguenti punizioni. Prima volta: multa di 50mila dollari. Seconda volta: raschio delle corde vocali. Terza volta: modifica delle corde vocali.

Quarta volta: esecuzione capitale.
Sembrerà estremo, ma l'Illinois, terra dimessa e semplice, è da sempre la patria di iconoclasti gagliardi e appassionati. Prendete l'abolizionista Elijah Lovejoy. Ministro presbiteriano, si stabilì ad Alton, nel sudovest dello Stato, e cominciò a pubblicare lo Alton Observer, quotidiano puritano pieno di sublime retorica a esaltazione del suo Dio e a condanna di ogni vizio e debolezza. A un certo punto dedicò le sue attenzioni alla schiavitù e trovò il senso della sua vita nel fare il possibile su carta stampata per mettere fine a quell'abominio. E anche se trovò molta gente che la vedeva come lui, molti abitanti del sud dell'Illinois, essendo vicini geograficamente agli Stati schiavisti e avendo legami di sangue e tradizione con il sud, non rimasero troppo contenti di avere un agitatore tra le loro fila. Gli chiesero di cessare la pubblicazione delle sue tirate antischiaviste. Continuò. Glielo chiesero di nuovo, e poi lo minacciarono. Nulla poté dissuaderlo, allora le folle distrussero il suo torchio tipografico. Ne comprò uno nuovo e riprese. Distrussero anche quello. Ne comprò un altro, e continuò con la sua opera finché una folla non lo assalì il 7 novembre del 1837: rimase ucciso mentre difendeva il suo torchio e la famiglia, fucile in mano. La sua morte fu la fine di un martire, e così dei discepoli proseguirono la sua opera.

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