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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 08:01.

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Dopo gli Animals, Bruce avrebbe scoperto Bob Dylan («Arrivò e ci diede le parole, il linguaggio di cui avevamo bisogno»), Roy Orbison («Lo sfigato più fico che si fosse mai visto: coi suoi occhialoni e un'estensione vocale di tre ottave, sembrava provare una sinistra felicità nel rigirare il suo coltello nella ferita delle tue insicurezze adolescenziali»), James Brown («Non c'è mai stata una performance live migliore di quella che James Brown tenne al T.A.M.I. Show, quando mandò a nascondersi i Rolling Stones») il country di Hank Williams («Se il rock ‘n' roll era un weekend di sette giorni, il country era un sabato da sballo cui seguiva una pesante domenica mattina, con relativi sensi di colpa») e Woody Guthrie («Non ha mai avuto un successo in classifica o un disco di platino, non ha mai suonato in uno stadio, non è mai stato ritratto sulla copertina di Rolling Stone; eppure è il fantasma nella macchina – un grosso fantasma nella macchina»).
La ribellione e l'ideale
Sono, i modelli di Springsteen, tutti poeti sentimentali: si sforzano cioè di elevare la realtà all'ideale attraverso la ribellione, la tensione spirituale, la consacrazione del sesso come parametro del vitalismo intellettuale, il senso etico del fine collettivo – in altre parole, attraverso la cultura, intesa romanticamente come la via razionale che può ricondurci alla natura, e dunque alla nostra infanzia perduta: regno attingibile senza alcuno sforzo solo dai sentimentalisch, i cosiddetti "classici", i "Macca" di questo mondo.

Ascoltare una canzone dei Beatles è come trovarsi di fronte alla rappresentazione immediata di ciò che ci è più caro: il tempo perduto che Marcel Proust ricercò nei suoi sette libri. Springsteen (come Proust) può arrivare a un risultato simile solo attraverso la cultura, che nel suo caso – più che in ogni altro – è la musica popolare: agli osservatori superficiali come Leon Wieseltier, quelli, insomma, che rimproverano a Springsteen di «essere diventato una specie di portavoce dell'America» o addirittura «un Howard Zinn con la chitarra», sfugge il fatto che Springsteen non è un fan di Pete Seeger perché è un radical; Springsteen è un radical perché è un fan di Pete Seeger. Il suo è tutto un discorso attorcigliato dentro la cassa di quella maledetta chitarra, e se i codici linguistici del blues impongono di scrivere dei misfits e degli outlaws come se fossero eroi o il frutto avvelenato di una società ingiusta, be', tanto meglio; se il rock ‘n' roll è la lingua con cui il rebel without a cause grida la propria disperazione davanti a uno sfondo di tramonti in frantumi e neon singhiozzanti, be', allora: «Voglio morire con te per strada, Wendy, stanotte, in un bacio interminabile, / perché i vagabondi come noi, amore, sono nati per correre» (Born to Run).

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