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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 09:58.

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ore 12.10 - Ornaghi contestato dal pubblico. «Ministro lei sta parlando come un economista, parli da ministro della cultura, perché non ci dice cosa sta succedendo siamo stanchi di sentire solo parole». In sala al teatro Eliseo, nel corso degli Stati generali della cultura, sta parlando il ministro della cultura Lorenzo Ornaghi. In sala partono mugugni. Poi, dalla galleria, l'intervento di uno spettatore «Non parli da economista, ci dica cosa volete fare». «Lei - aggiunge un'altra spettatrice - non può parlare qui senza parlare dei lavoratori della cultura». Più volte il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano è dovuto intervenire per calmare gli animi. Ornaghi ha risposto: «Non ho mai fatto l'economista in vita mia».

Ore 12.00 - Carandini: ministero della Cultura «morente ibernato».
Tra i primi a prendere la parola nella Tavola rotonda moderata dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, l'archeologo Andrea Carandini, che ha definito il ministero dei Beni culturali un «morente ibernato», che, senza i fondi necessari per operare, «tanto varrebbe abolire». I fondi per la cultura e il restauro «si sono dimezzati in tre anni», e altri tagli sono - in vista con la legge di Stabilità - una eventualità su cui «bisogna vigilare», perché «la cultura e il vero unico presupposto dello sviluppo economico e umano». Nonostante questo, l'impegno dello Stato a presidio della cultura diminuisce e si punta sempre di più sui privati ma, ammonisce, «se lo Stato si ritira, l'impegno dei privati non basta».

Ore 11.55 - Il direttore Napoletano: cultura è opportunità. La cultura non è un costo, ma una opportunità. Il direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, ha raccontato come è nata l'idea di un Manifesto della Cultura per il rilancio del solo, grande capitale che possiede l'Italia. Un progetto nato in modo un po' casuale, ma che ha grandi potenzialità: l'Italia si deve dare un programma di lungo periodo con al centro la cultura; quando lo farà, farà molta strada, e in modo molto rapido. «Dobbiamo puntare a un indice di riconoscibilità del ruolo della cultura italiana nel mondo. Oggi, rispetto ai primi del '900, siamo sei volte in meno "riconoscibili". Si è difeso il design, segno del futuro, meno la moda e il food. Tornare al passato significa recuperare questo importante brand che è l'Italia. A chi ci dice che non ci sono capitali, dobbiamo rispondere investendo sui giovani e su una agenzia che valorizzi i nostri tesori».

Ore 11.50 - Sullo schermo le immagini del corto di Vincenzo Cerami.
Sullo schermo del teatro Eliseo scorrono le immagini del corto di Vincenzo Cerami dal titolo "Appunti per un film sulla rinascita italiana". Immagini che passano dal bianco e nero ai colori, e che ripercorrono le ragioni della grandezza culturale italiana. L'eterno dopoguerra italiano ha spinto gli italiani a guardare avanti e a cercare il loro decoro. Tra i nostri tesori anche molti pezzi d'autore del design italiano.

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