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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2013 alle ore 08:16.

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Ora, mentre la bioetica pubblica discute di massimi sistemi e produce anche marginali sofferenze e disagi, allo stesso tempo dà per scontato che la medicina continui a produrre cure efficaci. Tuttavia, il clima antiscientifico e di sospetto consente la ripresa di intuizioni e credenze che erodono i valori dell'etica medica più tradizionale: come le regole di non fare del male e fornire le migliori cure. Infatti, come la mettiamo con i giudici che obbligano a somministrare trattamenti di non provata efficacia, o dannosi, per assecondare le illusioni dei pazienti (e il proprio senso di onnipotenza)? O con il caso del bambino con fibrosi cistica rifiutato da una scuola materna del sud perché la malattia sarebbe "infettiva"? O con le pagine dove un quotidiano progressista denigra le vaccinazioni, cioè una delle più formidabili conquiste dell'intelligenza umana e della medicina scientifica? E si potrebbe continuare, ma basta leggere i programmi di alcuni movimenti politici populisti per capire dove si rischia di finire.
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