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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 08:34.

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SALVARE L'AUTENTICITÀ
O forse, c'è qualcosa nell'esperienza stessa che preme per essere replicata: più ci allontaniamo da essa (più la viviamo in maniera mediata, interrotta da notifiche e squilli, filtrata dalle esigenze dell'always on) e più ci preme ricordarla. Allineiamo foto e video del più insulso dei dettagli, miliardi di racconti istantanei di quanto è accaduto tre secondi fa, perché spinti da una sorta di desiderio latente: tutto va twittato, comunicato, proprio perché è come se lo stessimo perdendo dal punto di vista della percezione "normale". Secondo il sociologo Nathan Jurgenson, ciò spiega anche la diffusione del vintage come ideale estetico: le fotografie ultraritoccate che postiamo a corredo svelano la ricerca di un'autenticità che sentiamo ormai lontanissima, inaccessibile. (Il mare, appunto, come soggetto di Instagram).

Ma perché il bisogno di farlo ora? Perché proprio live? Perché incarna perfettamente una tendenza più generale del web: il culto del tempo reale, o nowism. Non è chiaro se sia il mezzo a generare il bisogno o viceversa: in ogni caso, fare dieci refresh al minuto sulla propria pagina di Facebook o su Twitter durante un evento è ormai normale. Così come è normale lanciare subito nell'infosfera una notizia che poi non lo è, o leggere e commentare qualsiasi cosa non appena sollecita la nostra attenzione. Ciò che perdiamo in profondità, lo guadagniamo (si dice) in velocità e potenza. In questa cornice, il live-tweeting funziona alla grande. Il 12 aprile scorso sull'account @TitanicRealTime è stato rimesso in scena il naufragio del Titanic con dei messaggi in 140 caratteri che lo ricostruivano passo passo: e così il culto del tempo reale raggiunge il suo parossismo, imitando anche il presente che fu.

Ma è un tipo di racconto che rischia di vanificare il reale: non tanto perché si godono meno le cose, ma perché si tende a inseguire un ideale di immediatezza che non esiste. Paradossalmente, il live-tweeting rischia di ammazzare la realtà con il suo desiderio di replicarla così com'è, nello stesso istante in cui appare.

TWEET AND SHOUT
Prevedibilmente, il live-tweeting è entrato nel bagaglio del giornalista: uno strumento rapido, efficiente, sintetico. Del resto, si sa che l'informazione è una questione di velocità da un lato e di accuratezza dall'altro. Ecco, il rischio fondamentale del live-tweeting è di mettere interamente al centro il primo criterio. Ma ci sono fatti che meritano un minimo di tempo per essere riferiti: al suo estremo, la copertura in tempo reale spegne il contributo attivo dell'essere umano, lo trasforma in una macchina per copiare e incollare.

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