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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 08:34.

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Tutto gradevole e costoso. Pasolini chiamava il Pigneto «la corona di spine che cinge la città di Dio». È perfetto.

Una sera andavo da Necci fino al Forte Fanfulla, circolo Arci di riferimento. Ero in imbarazzo perché un tipo, un africano di non so dove con fisico magrolino muscoloso continuava a urlare a una persona invisibile che era una mignotta. Procedeva lentamente in direzione del Forte e io andavo alla sua velocità senza avvicinarmi, sperando che si sbrigasse. Comunque ho lo studio nella via dove abita Accattone. Perfetto.

Con la nostra osservazione del quartiere, noi decine di scrittori più o meno pubblicati e da più o meno tempo residenti in zona, ne influenziamo la mitologia con la malafede. Lo scrittore/giornalista viene nella maggioranza dei casi da un certo ambiente protetto, lo stesso da cui vengono la maggioranza dei creativi che vanno ad abitare le casette a due piani con cortiletto o i palazzi popolari da bianco e nero: pagano un anno di affitto con i proventi del loro lavoro, poi l'anno dopo si fanno aiutare dalla famiglia, poi se quell'anno va bene pagano il terzo di nuovo coi proventi del lavoro creativo.

L'autore del pezzo ha dunque spesso le spalle coperte, ha cugini avvocati o ingegneri ma ha deciso che il vero lusso è passare le giornate in un bel quartiere a «fare progetti» invece che in un ufficio in centro. Il suo pezzo fa leggere tra le righe alcune pretese e desideri. Da una parte c'è il desiderio di autentico, di borghetto, di quartiere, le scene di vita vera pasoliniana. Dall'altro c'è il bisogno, che ci portiamo dietro dai nostri quartieri borghesi dell'infanzia, di stare tranquilli e nei lussi.

Ecco cosa offre il quartiere a livello di aneddoti folk. Questi li ho raccolti in due giorni. Un amico di una barista racconta del sopruso di un poliziotto: «Guarda, ho chiamato direttamente l'avvocato davanti a lui. Me voleva manna' a Tor Sapienza coi froci e le puttane».

Dall'alimentari, un'ora dopo, un uomo sui cinquanta: «Mi dici il vino da 1,59 se ti ritorna? Buono quello». «Ma tanto tu vieni tutti i giorni, ti avviso quando arriva». «Grazie. Perché è davvero buono. È proprio buono. È a 1,59, perfetto». Sei adolescenti che parlano credo arabo, troppo giovani ma con l'aria di essere i futuri sostituti degli spacciatori che bivaccano tutto il giorno a venti metri da lì, all'angolo davanti all'hair salon da 30 euro a taglio.

La sera, sullo struscio dell'isola pedonale, se fa freddo ci sono solo ubriaconi e fattoni, italiani e non, seduti dal lato dell'agenzia di viaggi. Se non fa troppo freddo, è pieno di gente sotto i gazebi dei bar.

Dal macellaio: «Zia X ha perso il posto. Che sta ancora all'ospedale. Dice Io la fortuna proprio non ce l'ho. Siamo proprio iellati».

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