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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 07:50.

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Non c'è niente di male… è solo un po' strano e da cervelloni – in breve, da nerd. Se un nerd era un po' strano ma non cervellone, era noto come "dork", un tontolone. La parola non connota comportamenti sessuali devianti. Il Padrone dell'Universo considerava tutte le varietà di nerd – quants, dorks e nerd comuni – asessuali.
Il quant era ciò che un nerd poteva diventare salendo di grado, se si rivelava un genio della matematica. Era la maniera virile con cui i broker contraevano il termine analista quantitativo. I quants fecero la loro comparsa sulle piazze di scambio verso la fine degli anni Ottanta per allestire i computer che dovevano raccogliere le informazioni e organizzarle più in fretta di un broker, liberando così il Padrone dell'Universo da una sacco di lavoro noioso e scartoffie. Al principio, i broker guardavano dall'alto in basso i quants, li consideravano nerd che non avevano, in Gergo Padrone real-virile, «le palle» che ci volevano per scendere in campo e accollarsi i grossi rischi inevitabili se volevi fare tanti soldi. Fu nei primi anni Novanta che i Padroni coniarono la parola quant, probabilmente perché aveva il suono di una zecca gonfia di sangue schiacciata da un pollice. Non sospettavano, minimamente, le trame di questi deboli senza palle eternamente spiaccicati sui divani.

Nel 1942, Joseph Schumpeter scrisse che azioni e obbligazioni sono «proprietà evaporata». Lo trovarono tutti un aforisma argutissimo, ma Schumpeter intendeva protestare. «Sostituire a muri e macchine di una fabbrica una mera quantità di azioni», disse, «toglie vita all'idea di proprietà». I nuovi proprietari, vale a dire gli azionisti, perdono la volontà dell'imprenditore e del fondatore «di lottare, economicamente, fisicamente, politicamente, per la "sua" fabbrica e il suo controllo su di essa e di morire alle sue porte se necessario». Invece, al primo sentore di un problema gli azionisti se la filano e vendono le loro quote di proprietà a chiunque li compri sul mercato azionario… e se ne infischiano di chi è il compratore.
Fu così che azioni e obbligazioni fecero evaporare la proprietà. Ciò che avevano in mente i quants era un salto quantico (per così dire) fino al prossimo stadio: l'evaporazione di azioni e obbligazioni… non la proprietà – quella era sparita da un pezzo – ma le stesse azioni e obbligazioni, e farci sopra dei soldi veri veri.
Non era un'idea nuova, ma pure fra i quants erano in pochi a saperne l'origine. Nel 1962 un giovane professore di matematica del Mit, Edward O. Thorp, trentenne, aveva pubblicato un metodo matematico a prova d'idiota per vincere al blackjack contando i numeri delle carte già giocate. Fece la dimostrazione dal vivo giocando in una serie di casinò del Nevada… con il denaro di un giocatore professionista. Il libro – e lo stesso Thorp – fecero infuriare l'industria del gioco d'azzardo.

Ormai ogni scemotto confuso poteva entrare in casinò e ripulire il banco. I casinò dovettero cambiare le regole di un grande (e redditizio) vecchio gioco. Naturalmente, il pubblico se la bevette, e Beat the Dealer divenne un bestseller. Per i matematici era roba geniale – rimpiansero di non averci pensato loro – ma al dunque anche molto semplice. Cinque anni dopo, però, nel 1967, Thorp attirò la loro attenzione incondizionata con un secondo libro, Beat the Market. Descriveva una maniera a prova d'idiota per vincere alla grande sui mercati azionari e obbligazionari. I suoi colleghi matematici rimasero incantati… Era quarantacinque anni fa. La cosa però lasciò perplessi i normali cittadini. L'idea di fondo era trovare le anomalie di mercato nei prezzi di azioni e obbligazioni rispetto ai loro derivati: futures, warrants, obbligazioni non garantite, forwards, opzioni, swap, convertibili… e vendere azioni e obbligazioni a breve termine comprando i derivati a lungo termine, o viceversa. Non importava quali azioni o obbligazioni. Nomi, storie, reputazioni, prospettive – tutto irrilevante. A importare era lo spread, il lag temporale, e non doveva nemmeno essere troppo. Anzi, una differenza di due centesimi era…
Un momento! Un momento! … Avete detto derivati?! Forwards o vattelappesca?! Lag temporale?! A un sempliciotto poteva venire il mal di testa. Come per la sua teoria sul blackjack, Thorp fece un test dal vivo. Nel 1974 lanciò un fondo d'investimenti chiamato Convertible Hedge Associates e presto lo rinominò Princeton-Newport Partners.

L'ufficio amministrativo era a Princeton, New Jersey. Thorp e una squadra di quants si occupavano di comprare e vendere ed elaboravano nuove strategie in un laboratorio recluso di Newport Beach, California. Nel 1983, Thorpe inviò alcuni StarStreamers su Wall Street quando il monopolio della Bell Telephone Company si divise in otto parti, sette nuove «Baby Bells», così le chiamarono, più la società madre, «Ma Bell», il cui nome venne cambiato in AT&T. Emisero nuove azioni. Ogni nuova azione poteva essere una combinazione di azioni Baby Bells e azioni di AT&T, oppure azioni interamente AT&T. I prezzi della loro IPO erano identici. Ma erano le nuove Baby Bells a fare furore, e così l'attrazione principale era l'offerta combinata. Il risultato fu che si misero a vendere per trequarti dell'1 per cento, ossia 75 centesimi per 100 dollari, più delle azioni della sola AT&T. Nel 1983 solo un quant come Thorp poteva spalancare gli occhi come un bambino a questo spettacolo esaltante. In un attimo vendette simultaneamente 332 milioni e mezzo di azioni combinate delle modaiole Baby Bells e comprò 330 milioni di sole AT&T, per un profitto di due milioni e mezzo. Fu la più grande transazione nella storia di Wall Street a quella data. Gli esterni non potevano crederci. Scommette 332 milioni e mezzo – praticamente un terzo di miliardo – sulla vendita a breve di un'azione – ne scommette un altro terzo per comprare la stessa azione per fare un profitto di un centesimo dell'uno per cento. Pensate: rischiare un totale di quasi due terzi di miliardo per guadagnare due milioni e mezzo! Pura follia.

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