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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 08:22.

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La quarta sfida riguarda i neutrini. Oggi conosciamo alcune delle loro incredibili proprietà, quali la massa non nulla ma infinitesima e la capacità a trasmutare da un tipo a un altro secondo il meccanismo quantistico dell'oscillazione. Più che per altre particelle, il loro ruolo è decisivo nella comprensione olistica dell'Universo, di come si è sviluppato «darwinianamente». Il mio sogno personale (nel cassetto...) è quello di riuscire a rivelare i neutrini fossili del Big Bang. Una forma di archeologia analoga a quella della radiazione cosmica di fondo. Ma la differenza è sostanziale: i neutrini fossili ci potrebbero idealmente fornire un'immagine dell'Universo quando aveva solo un secondo di età e non gia 370mila anni. Purtroppo, a causa della loro bassissima energia, oggi non abbiamo idea di come rivelare questi microscopici dinosauri del nostro passato. Un invito ai futuri ricercatori?
E la quinta sfida? Potrei sceglierne tante dal mio paniere dei sogni. In particolare, ce n'è una che ritengo importantissima. Dal 1992 sappiamo che esistono altri pianeti nella nostra galassia, al di fuori del sistema solare, gli exoplanets. A oggi, ne abbiamo catalogati circa mille e cominciamo a credere che possedere pianeti sia una proprietà molto comune per gran parte delle stelle. Statisticamente ci saranno quindi pianeti molto simili alla Terra e magari con le stesse condizioni, atte a favorire lo sviluppo di una qualche forma di vita, forse intelligente e non troppo diversa dalla nostra. Identificare tali pianeti e potenzialmente l'esistenza di vita al di fuori della Terra costituirebbe la più grande scoperta dell'umanità. Anche per questo più che ambizioso obiettivo ci si sta muovendo in maniera coerente con notevoli iniziative internazionali a cavallo tra l'astronomia, l'astrofisica e la fisica spaziale. Si tratta di una virtuosa sinergia, sia dal punto di vista delle discipline, sia da quello dell'ormai inevitabile internazionalizzazione della ricerca.
E il ruolo dell'Italia in questo sforzo globale? Da sempre la fisica fondamentale e l'astrofisica italiana hanno espresso eccellenze, coordinate da enti pubblici prestigiosi quali l'Infn, l'Inaf, l'Asi e il Cnr. Oggi, purtroppo, assistiamo a una certa mortificazione di tali eccellenze dovuta alla ben nota carenza di risorse e alla mancanza di adeguato supporto da parte della società. Ciò nonostante, i ricercatori italiani si difendono benissimo, forse grazie all'innata dote a superare comunque le difficoltà. Essi sono «ancora» ai primi posti nelle classifiche internazionali per produttività scientifica. Ma quanto potrà durare? Supereremo mai la fase dell'eterna emergenza?
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