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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 08:27.

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Non meno delicato è un oggetto che non conoscevo anche se si trova da molto nel medagliere reale di Torino. Parlo del sigillo di Pietro Bembo, diventato cardinale nel 1539, e databile al 1540-1541. È un prodigio di grazia e di perizia che profuma di Fontainebleau: l'impugnatura è formata da due geni alati ma privi di braccia mentre il sigillo vero e proprio, col Battesimo di Cristo, concepito come un'egloga virgiliana, appare un omaggio cattolico al pantheon pagano del Bembo. Sorvolando su alcune rilegature di grande rarità, alcune appartenute a uno dei più celebri bibliofili di tutti i tempi, con la scritta Io. Grollierii. et amicorum, finirò con una lira da braccio del Museo di Vienna, opera di Giovan d'Andrea veronese del 1511. È ornata da un mascherone grottesco e dal corpo adolescenziale di una giovinetta, destando un senso di sorpresa e di sensualità degno di Arcimboldo.
È bene aver concepito una manifestazione che considera la storia dell'arte da un punto di vista inconsueto in cui la pletora dell'informazione non ostacola il ritmo della poesia.
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mostra & numeri
La mostra «Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento» a cura di Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Adolfo Tura è aperta nel Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 19 maggio. È organizzata e sostenuta dalla Fondazione Cariparo. Aperta dal 1º febbraio prossimo, la rassegna ha raccolto sinora un notevole consenso di pubblico, con oltre 26mila visitatori presenti.

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