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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 07:18.

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Boys
Quando dietro la batteria dei Beatles sedeva il bel Pete Best, il suo momento di gloria nei concerti era rappresentato da questa cover delle Shirelles, cantata e ammiccata alle fan. Ringo Starr ne prese il posto e ne ereditò i numeri. «Boys» è un divertente 12 battute doo-wop che l'inanellato batterista interpreta con simpatia e sbadataggine (diciamo pure «alla Ringo»). Superbo l'assolo di chitarra con George che imita lo stile di Chet Atkins.

Ask Me Why
Pezzo di Lennon scritto a Liverpool «guardando» Detroit: il riferimento musicale erano infatti le ballate che in casa Motown sfornava quel genio di Smokey Robinson con i suoi Miracles. Una dichiarazione d'amore adolescenziale nemmeno troppo furba, in cui un lui dice a una lei: «Io ti amo/ perché mi dici le cose che voglio sapere». Pare si riferisse a Cynthia Powell, sposata un anno prima del successo perché era accaduto il «fattaccio» (ne nascerà Julian Lennon). Il brano era già noto come lato B del 45 giri di «Please Please Me».

Please Please Me
Secondo singolo (era uscito l'11 gennaio del '63) e primo vero successo dei Fab Four, il brano arriva secondo nelle charts britanniche innescando oltremanica l'onda anomala della Beatlemania. Ad analizzarlo è indiscutibilmente diverso da qualsiasi cosa mai ascoltata prima. Lo scrisse Lennon ispirandosi a Roy Orbison sia per il gioco di parole (il calembour del titolo ricorda un po' finezze alla «Only the Lonely»), sia per la struttura che doveva essere quella di una ballad rock. George Martin pensò bene di velocizzarla, valorizzarne i riff di armonica e chitarra, imbottirla di armonie vocali. «Please Please Me» sarà l'«apriscatole» della cosiddetta stagione dei «complessi».

Love Me Do
Primo singolo inciso dai Beatles, non era stato proprio un successone: a malapena diciassettesimo in Inghilterra. Martin attribuiva gran parte del flop allo stile approssimativo della batteria di Ringo e fu per questo che, per la versione dell'album, lo fece sostituire dietro i tamburi dal turnista Andy White. Il povero Starr dovette accontentarsi di ribadire i colpi di rullante con un tamburino. Rischiò grosso, ma per sua fortuna la storia andrà in un'altra direzione. Paul aveva scritto «Love me do» a 16 anni, un giorno in cui aveva marinato la scuola. Due accordi, testo a dir poco essenziale. John impreziosì il tutto con la sua armonica da portuale. La leggenda dei Fab cominciò così.

P.S. I Love You
Lato B di «Love Me Do», fu scritta da Paul ai tempi di Amburgo. Dello stile compositivo di Macca reca impressi i crismi nella melodia precisa e accattivante. Anche in questo caso la batteria fu affidata ad Andy White, con Ringo relegato alle maracas. Perché nei brani «epistolari» dei primi anni Sessanta era indispensabile indugiare su ritmiche che richiamassero in qualche modo il cha-cha-cha. Le prime "beatlemaniache" andavano pazze per «P.S. I Love You». Non è un caso se la ritroveremo in tutti i concerti del periodo.

Baby It's You
Altra cover delle Shirelles. Questa però, per quanto riguarda le musiche, porta nientemeno che la firma di Burt Bacharach. Non c'è da stupirsi: Zio John adorava il doo-wop. E lo interpretava divinamente: sentite come graffia la melodia nel bridge. Roba da pelle d'oca.

Do You Want to Know a Secret
Il brano fu scritto da John e offerto a George perché, nel primo album dei Beatles, cantasse due canzoni. L'ispirazione, a detta di Lennon, arrivava direttamente da una melodia tratta da un film di Walt Disney che la mamma gli cantava (secondo i beatlesologi, probabile che si trattasse di «Wishing Well» da «Biancaneve e i sette nani»). La ritmica è un po' quella dei pezzi più compassati di Buddy Holly, altro punto di riferimento compositivo dei primi Fab.

A Taste of Honey
Qui in Italia la versione più celebre del brano - scritto nel 1960 per l'omonima commedia sentimentale - è quella strumentale di Herp Albert and the Tijuana Brass. Non per altro: per decenni è stata la sigla di «Tutto il calcio minuto per minuto». Il giovane McCartney adorava la trasposizione cinematografica di «A Taste of Honey» a firma di Tony Richardson e le rese omaggio così. Sempre qui da noi, i Giganti renderanno a loro volta omaggio a Macca trasformando la canzone in «In paese è festa».

There's a Place
Brano composto in fretta da Lennon e altrettanto in fretta inciso, come prima seduta dell'album. Sembra una pop song ma è molto di più. Il testo è una specie di dichiarazione d'indipendenza della gioventù dei primi anni Sessanta: «C'è un posto/ dove posso andare/ quando sono giù/ quando mi sento triste/ ed è la mia mente/ e non esiste il tempo/ quando sono da solo». La musica si regge sul miracoloso equilibrio armonico tra le voci di John e Paul. Memorabile.

Twist and Shout
Erano le dieci di sera, i Nostri non ne potevano più di suonare, John era piegato da una sindrome influenzale e ormai privo di voce ma serviva un pezzo per chiudere il disco. Dopo un animatissimo confronto con George Martin, presero dal loro repertorio live questa cover degli Isley Brothers che nemmeno faceva impazzire troppo i fan. La versione dei Fab era più veloce, incattivita dal riff di basso di Paul, trascinante nei cori ma serviva un valore aggiunto. Lo trovarono proprio nella voce roca di Lennon che sbalordì tutta Abbey Road: nessuno aveva mai cantato così da quelle parti. Nessun cantante rock, da quel momento in poi, potrà prescindere da quell'esecuzione. La storia a volte può passare anche per un banale raffreddore.

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