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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2013 alle ore 08:37.
«L'affiatamento del gruppo di lavoro, la sua coesione, un'affinità di visione legata all'appartenenza generazionale; e poi la convinzione che si possa riuscire e una grande generosità che ha spinto tutti a fare più di quanto spettasse loro, mettendo in campo credibilità e contatti personali acquisiti nel tempo»; queste sono, secondo Vincenzo De Bellis, direttore artistico del Miart per i prossimi tre anni, le condizioni che potranno consentire il rilancio di questa fiera «così carica di problemi, ma anche di voglia di rifarsi...
Il contesto cittadino che si è rivelato estremamente disponibile: tra le prime gallerie ad accettare di partecipare a questo Miart rinnovato sono state Monica de Cardenas e Zero; a parte, naturalmente, i galleristi coinvolti come membri del comitato scientifico: Giò Marconi, Francesca Minini e Massimo Minini, Marco Altavilla della galleria T293, Francesca Kaufmann della galleria kaufmann repetto, Michele Casamonti della galleria Tornabuoni Art, Laura Bartlett di Londra e Micky Schubert di Berlino. Ma da ottobre in poi sono state le gallerie stesse a candidarsi; evidentemente ci credono».
E cosa spinge una figura con una forte impostazione curatoriale, già impegnata nelle attività Peep-Hole, lo spazio per l'arte contemporanea che hai contribuito a fondare nel 2009, ad accettare di occuparsi di una fiera?
«Quello che mi ha più interessato è che, in un momento di crisi delle istituzioni, le fiere si configurano come duttili e interessanti piattaforme di sperimentazione in termini di strategie istituzionali alternative. Inoltre una fiera di ampia scala come Miart presuppone ormai progetti articolati, comprendenti anche mostre, incontri, pubblicazioni...». Proprio al format attuale delle fiere d'arte internazionali Vincenzo de Bellis e Francesco Garutti hanno dedicato un libro pubblicato da Walther König, che verrà presentato nell'ambito di Miart.
Note distintive?
«Nel caso di Milano abbiamo pensato di fare leva su alcune specificità, come il fatto che la città rappresenta un punto di riferimento dell'arte moderna, oltre che di quella contemporanea; e, naturalmente, c'è la forza del design; per questo non solo abbiamo inserito nella fiera una sezione dedicata al design, ma abbiamo deciso di far sì che Miart si svolga proprio nella settimana che precede il Salone. Contiamo che questa contiguità ci possa favorire; anzi, per le prossime edizioni ipotizziamo addirittura che si possa avere un giorno di accavallamento».
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