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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 08:18.

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INTERVISTATORE
Com'era organizzata la sua vita in Vietnam?

VALLI
Uno poteva anche abitare in Vietnam, eh, però io seguivo la Cina, andavo in India, quindi Singapore era perfetto per vivere. Era un posto dove il telefono funzionava. Avevo una casa, a Singapore, per il Corriere. A Telok Blangah, sotto il Mount Faber (10), che è un monticello che domina Singapore, c'è la teleferica che scende; è di fronte a un'isola dove adesso c'è un meraviglioso museo oceanografico, ed era un pezzetto di giungla dove c'erano le vecchie case, le palafitte, che erano le case del porto di Singapore...

INTERVISTATORE
E lei viveva in una palafitta?

VALLI
Sì, vuole vedere la mia casa? Gliela faccio vedere, mi piace perché è bella. Tiziano [Terzani] (11) abitava invece ad Alexander Park, un grandissimo parco. Erano cose normali, non palafitte come gli indigeni... La mia gliela faccio vedere perché era una meraviglia.

INTERVISTATORE
(Prende un album di foto, le guardiamo. Case coloniali, giardini, italiani eccentrici, Terzani giovane.) Quindi lei scompariva per mesi dalla sua vita italiana?

VALLI
Per anni.

INTERVISTATORE
E come manteneva i rapporti, scriveva lettere? Che vita faceva? Fa fatica a raccontare le cose sue...

VALLI
Eh, mica c'è bisogno di raccontarle... No, la vita, a Singapore nei momenti... uno leggeva... Ci sono degli anni in cui uno legge... il mestiere raccontato così sommariamente ha dei grandi spazi vuoti, il viaggio... E uno in quei momenti lì non è che si sposa o stabilisce dei rapporti… E quindi legge: io ho letto le cose più strane rispetto ai posti... ho letto Musil in Asia e non c'entrava nulla... Naturalmente lì era facile leggere Conrad, a Singapore. Quando giravo a Singapore la sera rientravo e avevo i fari bassi e non vedevo i grattacieli perché la luce era bassa quindi vedevo i quartieri malesi, i canali con i barconi e davano l'impressione di essere in un libro di Conrad.

INTERVISTATORE
E lì imparava anche la lingua?

VALLI
No, io ho avuto sempre un problema: di conoscere la mia lingua. Facendo questo tipo di vita a me capitava di non frequentare persone che parlassero l'italiano per mesi o per anni; dici lì c'era Tiziano, certo, ma è durato pochi mesi, insomma. Uno è legato alla propria lingua. Tiziano sì... (Lui è stato più amico di quanto io non lo sia stato con lui...). Lui parlava molto bene le lingue, aveva una grande facilità, lui parlava in malese, quindi andavamo nelle isole lì, al mare, e lui dopo dieci giorni parlava il malese, parlava un po' il cinese. Poi è tornato in Italia. Ma io no, la mia preoccupazione è sempre stata quella di tenere l'italiano.

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