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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2013 alle ore 08:35.

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La mafia non uccide in modo gratuito; lo fa quando percepisce qualcuno come un pericolo per se stessa. Ha eliminato padre Puglisi perché ne aveva paura. Ma dopo la sua morte i Graviano, da lui pubblicamente attaccati dal pulpito, si resero conto di avere commesso un grave errore, attirandosi la riprovazione dei cittadini, e cercarono di porvi rimedio. Come? Riferisce Gaspare Spatuzza che Giuseppe Graviano, per allontanare il sospetto nei confronti della sua famiglia, gli diede incarico di uccidere un ladro – che, peraltro, aveva osato rubare l'auto nuova di suo fratello – e di incendiarne il cadavere sul marciapiede dove era stato ucciso il sacerdote. In questo modo voleva far credere al popolo che la mafia aveva fatto giustizia facendo un simbolico falò del rapinatore che aveva osato aggredire il prete. Il piano non riuscì perché il luogo era sempre frequentato, quasi una meta di pellegrinaggio, e il corpo del giovane venne lasciato in una via adiacente, senza che si riuscisse a lanciare il messaggio voluto. Uno dopo l'altro i componenti del gruppo di fuoco sono stati individuati, arrestati, alcuni, dopo anni di latitanza e condannati. La verità appare interamente accertata, ricostruita, verificata, riscontrata. Per questo omicidio, in termini di consenso, la mafia ha pagato un prezzo altissimo.
Uno dei miracoli di don Pino è stato quello fatto con il suo sorriso ai killer che lo stavano per uccidere: due mafiosi feroci che si sono convertiti e hanno dato un grande contributo per l'accertamento della verità e della giustizia anche recentemente, facendo riaprire indagini importanti come quella sulla strage di via d'Amelio.
Questo episodio conferma le parole con cui il cardinale Romeo ha concluso la sua omelia: «la mano mafiosa che lo ha barbaramente assassinato ha liberato la vita vera di questo "chicco di grano" che nella sua opera di evangelizzazione moriva ogni giorno per portare frutto. Quella mano assassina ha amplificato oltre lo spazio e il tempo la sua delicata voce sacerdotale, e lo ha donato martire non solo a Brancaccio ma al mondo intero».
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