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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2013 alle ore 06:50.

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L'immenso patrimonio storico e artistico potrebbe certamente per quello che riguarda beni trascurati o minori essere affidato a cooperative di gestione o ad enti non profit per essere reso fruibile e mantenuto: sempre felice l'esempio della cooperativa "la Paranza" che gestisce le catacombe di San Gennaro a Napoli. Si applicherebbe così il principio di sussidiarietà ben sancito dalla nostra Costituzione e molto disatteso.

Purtroppo in Italia c'è chi sostiene che il National Trust, istituzione fondata oltre cent'anni fa che conta 5 milioni di soci in Inghilterra, sarebbe da noi inutile anzi non auspicabile perché è lo Stato a cui deve essere affidato il mantenimento del Patrimonio nazionale. Il Ministero dei beni culturali si appresta ad una radicale riforma (la sesta in vent'anni contro le due in Francia) obbligata dalla spending review: spero che la tanto discussa Direzione Generale per la Valorizzazione che fu creata nel 2003 non sia tra quelle che verranno ritenute superflue. Se dovesse prevalere questa scelta che ha non pochi sostenitori al Mibac, la valorizzazione non sarebbe più un obbiettivo strategico e cadrebbe la possibilità di destinarvi quelle risorse che avrebbero potuto rendere questa Direzione un efficace supporto per tutto il Ministero in particolare riguardo ai servizi aggiuntivi, ai circuiti per favorire il turismo culturale, alla comunicazione, alle attività di promozione anche internazionale, ai rapporti con sponsor e mecenati alla più banale ma fondamentale segnaletica.

La distanza abissale che ci separa ormai dal resto del mondo in materia di valorizzazione del patrimonio culturale è incolmabile: Inutile quindi che i partiti si affannino nei loro programmi elettorali a dichiarare che con la "cultura si mangia". Sarà sempre meno vero e perderemo la più ovvia e formidabile possibilità di sviluppo e occupazione che un Paese abbia mai posseduto.

Solo uno Stato capace di aprirsi senza pregiudizi alle risorse e alle competenze dei privati con regole trasparenti, di avvalersi del terzo settore in modo strategico, di rendere efficace e coordinato il rapporto con gli Enti Locali, di investire quindi nel consolidare una visione che veramente valorizzi il patrimonio nazionale potrà rispondere a quanto prescrive l'articolo 9 della Costituzione. Un investimento nella deducibilità totale per i mecenati privati, nella riduzione delle imposte dirette e indirette per chi mantiene i segni della nostra straordinaria cultura, nell'impresa culturale come motore anche per l'occupazione giovanile sono tra i presupposto per sostenere un percorso che non solo a parole ponga la bellezza, l'arte, la cultura come cuori del grande progetto di rilancio del Paese.
*Sottosegretario al ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo

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