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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 07:25.

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Per accedere alle borse di studio, «In primis bisogna essere francofoni, oltre ad avere un progetto artistico, o di ricerca, valido. Ma non è necessario essere cittadini francesi. Attualmente gli artisti ospitati sono di sei nazionalità diverse: si va dall'Argentina a Israele, dal Giappone all'Italia, alla Francia e al Marocco. L'età va dai 20 ai 45 anni».

Anche Claudia Ferrazzi, del resto, è giovane. Anzi, una manager "giovanissima", considerando il rapporto tra l'età e l'alto profilo professionale. «Per l'Italia forse sono giovane, ma in Francia le cose vanno diversamente - spiega -: il sistema di formazione francese è realmente selettivo, e permette anche a un giovane di arrivare a ruoli di vertice. Io ad esempio ho fatto l'École nationale d'administration, Scuola nazionale di amministrazione, un istituto di formazione dell'alta funzione pubblica francese. Dopo questo biennio, anche se hai solo 25 o 30 anni, puoi aspirare subito a un posto di quadro superiore».

C'è un grande dibattito, in Francia, su queste «scuole di applicazione, spiega ancora Ferrazzi: «L'École nationale d'administration, ad esempio, è frequentata da persone di età diverse: ci sono i giovani, ma anche funzionari o manager che già lavoro e vogliono fare un avanzamento di carriera. E proprio questo percorso parallelo e accelerato, che suscita polemiche in Francia».

Il fatto è che, diversamente dall'Italia, quando un giovane esce da queste scuole può arrivare a ruoli di vertice: come è possibile? «Ecco un altro punto fondamentale del sistema culturale francese, che tende a incentivare la flessibilità e il ricambio ai vertici delle istituzioni: in genere, per i profili più alti, sono previsti contratti della durata massima di tre anni. Si tratta di un periodo rinnovabile, ma la cosa importante è che ogni tre anni ci si pone la domanda: rimango, o cerco altre chances».

Un altro punto di forza del sistema francese, sottolinea Claudia Ferrazzi, riguarda l'apporto dei privati alla cultura. «Dal 2003 - ricorda - c'è una legge particolarmente favorevole all'apporto dei privati: Ci sono sgravi importantissimi, ad esempio, per le aziende che investono in cultura. Un esempio? Un'impresa, o un privato, che finanzia l'acquisto di opere nei musei pubblici, potrà dedurre dalle tasse fino a due terzi dell'importo».

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