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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 10:22.
L'ultima modifica è del 25 ottobre 2013 alle ore 16:37.

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La vita di AdeleLa vita di Adele

L'ultima Palma d'Oro sbarca nelle nostre sale: «La vita di Adele» di Abdellatif Kechiche, film vincitore del Festival di Cannes 2013, è il titolo più importante in uscita questo weekend.

Ispirato alla graphic novel «Il blu è un colore caldo» di Julie Maroh, ha per protagonista Adèle, un'adolescente con una vita convenzionale e un fidanzato a cui dedica scarse attenzioni. Un giorno incrocia per strada Emma, ragazza dai capelli blu di diversi anni più grande di lei: il ricordo di quell'incontro fugace inizierà presto a ossessionarla. Qualche tempo dopo le due si rincontreranno casualmente e inizieranno un'intensa relazione.

Abdellatif Kechiche, nato a Tunisi ma naturalizzato francese, al suo quinto lungometraggio si conferma uno dei grandi talenti del panorama contemporaneo, autore di un cinema vitale, pulsante e capace di lasciare senza fiato dal primo all'ultimo minuto.
Dopo aver raccontato in «Cous cous» (2006) il sogno di aprire un ristorante di un sessantenne maghrebino e in «Venere nera» (2010) la triste esistenza di Saartjie Baartman, con «La vita di Adele» mette in scena l'evolversi di una commovente storia d'amore: dalla passione alla gelosia, fino alla sua lenta conclusione.
Nelle quasi tre ore di durata, il film non ha alcun calo e riesce a immergere gli spettatori nella psiche della timida e insicura Adèle, una ragazza come tante che cerca di costruirsi una propria identità nel mondo di oggi.

Due attrici in stato di grazia, Adèle Exarchoupolos (Adèle) e Léa Seydoux (Emma), contribuiscono a fare de «La vita di Adele» uno dei titoli più emozionanti, coraggiosi e intensi visti al cinema negli ultimi anni.
Poco convincente, invece, «Il quinto potere», film diretto da Bill Condon e incentrato sul caso WikiLeaks.

La pellicola racconta, in particolare, il rapporto tra Julian Assange e il suo ex braccio destro Daniel Domscheit-Berg: i due si incontrano nel 2007 e, nel corso di tre anni, porteranno la piattaforma informatica alla notorietà mondiale grazie alla pubblicazione di una serie di documenti riservati e di segreti clamorosi.

Scelto come titolo d'apertura del Toronto Film Festival 2013, «Il quinto potere» non riesce ad approfondire adeguatamente uno dei fenomeni mediatici più importanti degli ultimi decenni.

Basato su due diversi volumi – «Inside WikiLeaks» dello stesso Daniel Domscheit-Berg e «WikiLeaks» dei giornalisti David Leigh e Luke Harding – contro i quali si è scagliato lo stesso Assange definendoli menzogneri e diffamatori, il film risulta efficace nelle prime battute ma si fa sempre più confuso col passare dei minuti.

Bill Condon ha alcune buone trovate (la redazione virtuale di WikiLeaks in primis) che rischiano però di perdersi all'interno di una narrazione troppo dispersiva.
A tenere a galla il film ci pensano però i due ottimi protagonisti: Benedict Cumberbatch (Assange) e Daniel Brühl (Domscheit-Berg).

Un esempio di cinema decisamente più leggero è «Dark Skies» di Scott Stewart. Protagonista è una famiglia come tante, composta da una giovane coppia con due figli, alle prese con l'odierna crisi economica. La loro esistenza si trasformerà in un incubo quando, all'interno del focolare domestico, inizieranno a materializzarsi presenze inquietanti ed eventi soprannaturali.

A metà tra l'horror e la fantascienza, «Dark Skies» risulta un prodotto in grado di divertire e spaventare, seppur proceda con il pilota automatico per tutta la sua durata.
La sceneggiatura è scontata e piena di cliché, così come la messinscena di Stewart che appare eccessivamente stereotipata.
Nel cast da segnalare la presenza di J.K.Simmons, noto per aver impersonato J.Jonah Jameson, il direttore del Daily Bugle, nella trilogia di Spider-Man per il grande schermo.

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