Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2013 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2013 alle ore 15:11.

My24

INTERVISTATORE
Lui ovviamente ti ha ricevuta.
BIGNARDI
Ma certo! (ride, nda)... Guarda, negli anni Ottanta c'era davvero tanto lavoro... Sai, Leonardo se n'era andato dalla Mondadori e aveva fondato la sua casa editrice, la Leonardo Editore. Aveva un grande budget per fare questo mensile, che era il Vanity Fair italiano ante litteram. Io sono entrata come photo editor, dopo poco ho fatto outing e ho detto: «Guardate, io non ci capisco nulla, non me ne frega nulla della fotografia» (ride, nda). Pensa che Leonardo mi mandò a New York a fare uno stage di un mese da Bob Pledge alla Contact Press Images, la più grande agenzia del mondo... E lì capii definitivamente che non me ne poteva fregare di meno della fotografia, quindi tornando dissi a Guerri: «Io voglio scrivere, fammi provare», e lui mi fece provare. Il primo pezzo fu su una fotografia, Nudo con gatto, e io dovevo parlare di questa foto in cui si vedeva una donna nuda con un gatto (ride, nda). Poi hanno chiuso e sono diventata freelance-disoccupata. Non mi sono spaventata perché mi piaceva moltissimo scrivere, ho cominciato a collaborare con Panorama... Per due anni ho collaborato con Cultura & Spettacoli, il che voleva dire che al venerdì loro facevano la riunione, decidevano che cosa avrebbero messo, mi chiamava Paola Jacobbi, che allora era dentro al giornale, e mi diceva: «Facci venti righe su Fellini che fa la pubblicità della pasta... Trenta righe su Carlo Fruttero». Avevo la chiusura al lunedì. Non c'era ancora internet, ti mandavano la rassegna stampa da Panorama, cartacea, e io passavo il weekend, felice, a scrivere, e lunedì mattina entro le nove mandavo il pezzo. Credo di aver avuto il primo portatile che hanno prodotto, un Mac, e quindi col modem mandavo il mio pezzo...


INTERVISTATORE
Come hai conosciuto Gad Lerner? (2)
BIGNARDI
Io in quegli anni di freelance in cui collaboravo con Panorama, con La Stampa, con Sette, con Photo – che ancora mi deve pagare –, feci un viaggio a Gerusalemme, a Natale, con un amico, e lì conobbi Lucia Annunziata (3), che allora era corrispondente di Repubblica da Gerusalemme ed era amica del mio amico. Simpatizzammo moltissimo, io metti che avrò avuto a quel tempo ventinove anni e Lucia mi disse: «Il futuro del giornalismo è in televisione, ma che cosa stai a perder tempo coi giornali! Devi fare televisione, vai da Lerner e offriti come sherpa, portatore d'acqua, gratis, così impari». E io lì, che la stimavo moltissimo, così feci, mi presentai da Lerner e gli dissi: «Voglio lavorare con te, anche gratis»...
Lui lavorava alla Rai, in corso Sempione. Telefonai, mi ricevette, secondo me non gli piacqui, però si fidava di Lucia e quindi entrai in redazione. Gad avrà avuto quarant'anni e stava facendo Milano, Italia (4), che era un bellissimo programma, io lo avevo guardato prima di andare, gli dissi che mi piaceva molto, che speravo di essere utile, che avrei lavorato per lui anche gratis... infatti mi assunsero con uno stipendio di quattrocentomila lire al mese... Iniziavamo alle nove del mattino e io finivo a mezzanotte e mezza, perché c'era al mattino la riunione, il pomeriggio una piccola pausa ma noi rimanevamo lì e poi la sera si andava in diretta... Tutti i giorni! Milano, Italia era la seconda serata di Raitre... Puoi immaginare che vita ho fatto per tre anni. Però Gad era bravissimo, Gad era, sai, la "televisività"...


INTERVISTATORE
No, non lo so, spiegamelo tu.
BIGNARDI
"Televisività" vuol dire capire che cos'è la tv, come funziona. Ti faccio un esempio: tra redattori ci si divideva le varie puntate, tipo: «Tu Daria segui la puntata sulle quote latte», allora io vado a Lodi a cercare gli allevatori... Perché televisione vuol dire che i tuoi virgolettati son le persone, no?
Andavo a trovare le persone che poi dovevano venire nel pubblico... Perché c'erano sul palco un po' di politici e poi c'era un pubblico parlante ed erano i redattori che dovevano trovare questo pubblico, quindi noi dovevamo trovare, la maggior parte delle volte per telefono mentre a volte andavamo proprio a trovarle, le persone che sarebbero intervenute, poi scrivevamo a Gad: «Ci sono venti allevatori del Lodigiano che dicono che è una vergogna perché...».


INTERVISTATORE
Queste spedizioni erano una cosa complessa da fare? Come facevi a prendere appuntamento?
BIGNARDI
Telefonavo all'associazione Coldiretti chiedendo di fare un incontro, per esempio... Era un programma importante, Milano, Italia, in Lombardia poi. Quindi io preparai questa puntata ed ero disperata perché la trovavo noiosissima, era molto difficile da realizzare, pensavo sarebbe andata malissimo, e Gad ebbe l'idea di portare una mucca sul palco... Guarda che nel 1992-1993 era un'idea rivoluzionaria, quindi quella sera insieme ai cinquanta allevatori arrivò una mucca che issammo sul palco e la puntata andò bene grazie a questo colpo di genio di Gad... (ride).
Ho iniziato a capire lì che cosa voleva dire... Sai perché? È un istinto, o ti viene o non ti viene, c'è gente a cui non viene mai, però se hai quel senso della messa in scena, del ritmo... Certo deve essere unito ai contenuti, a quello che va detto, alla deontologia, metti tutto insieme... È stata una scuola pazzesca, io l'ho fatto per tre anni, due anni con Gad e un anno con Gianni Riotta...


Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi