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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 07:40.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 15:43.

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Adesso con l'iPad non ha più bisogno di averlo perché ci va direttamente, ma fino a qualche anno fa metteva giù una serie di libri, che io chiamavo «Le tavole della legge», e sempre il regolamento, perché lui non può accettare l'idea, perché può succedere, perché il regolamento Nba è veramente complesso: che ci sia una situazione controversa, in varie occasioni è capitato, e allora lui prendeva un ideale timeout e diceva «Questa qui la riprendo dopo», mi faceva capire, e nella prima pausa andava a vedere. Flavio è capace di parlare e sfogliare senza cambiare il tono della voce, che è una cosa insensata...

Come eravate a 20 anni? Eravate due freak anche a 20 anni?
Be', c'è una foto su internet... È una foto di noi due che stiamo andando a Grenoble a commentare la finale della Coppa dei Campioni 82 tra Milano e Cantù per Radio Press Panda. Guarda che randa che eravamo, specialmente il sottoscritto: però in quel momento capisci chi sei, più o meno, e per me era facile perché con lui io potevo parlare, noi abbiamo sempre parlato, come parliamo in telecronaca, non c'era in mente una soluzione di qualità, c'è solamente un tono più sussiegoso che in privato, ma originariamente abbiamo sempre parlato come eravamo dentro... Abbiamo usato la terminologia che usava Giordani con noi. Giordani aveva una radio che era fatta come una lattina di Coca-Cola, perché all'epoca era iniziato Tutto il basket minuto per minuto...
Sì, Giordani chiamava Flavio Tranquillo e me «I due fessacchiotti», anzi neanche «I due»: solo «Due fessacchiotti». Voleva dirci che ci aveva sentito commentare per la prima volta la partita alla radio, ma non ci avrebbe mai detto «Vi ho sentito alla radio» e quindi partiva così, al ristorante: noi siamo seduti lì e lui con i tortellini: «Oggi sentivo alla radio commentare la partita di Milano» (e ovviamente eravamo noi due, no?) «… Ma due fessacchiotti… Neanche male, eh… Secondo me...» («Dicci cosa vuol dire 'sto "Secondo me", dai!»). Cioè chiaramente ci voleva dire una roba, ma era così, sentivi il rumore del cucchiaio, la slurpata, «Due fessacchiotti, ma non male eh? Hanno ritmo, hanno ritmo» («Ma li conoscevi?», «Nooo, mai visti, mai sentiti»). Lui per la prima volta ci dava atto che stavamo facendo qualcosa, quindi per noi tutto nasce da «Quei due fessacchiotti».
Noi crediamo che quel giorno lui ci abbia praticamente autorizzato a cercare di trafugare la lingua che lui parlava, era una lingua che fondeva la pallacanestro americana parlata con la nostra, e lui praticamente disse, o noi pensammo che ci disse: «Dài, forza, vi autorizzo a completare la fusion». Ovviamente poi si aggiornò, perché lui non ebbe mai il privilegio di poter commentare il basket americano, lì sì che sarebbe stato divertente, Giordani con la sua lingua, col vernacolo di Giordani, parlando d'America...

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