Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 11:50.

My24
Illustrazione di Guido ScarabottoloIllustrazione di Guido Scarabottolo

Ora, quando il Concilio Vaticano II vorrà formulare – nel testo dedicato alla S. Scrittura, la Dei Verbum – la verità propria che la Bibbia vuole offrire, sia pure esprimendola in categorie legate al loro mondo storico-scientifico, affermerà, proprio nella linea dell'asserto galileiano, che «i libri della S. Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, a causa della nostra salvezza, volle che fosse consegnata nelle Sacre Lettere» (n. 11). Perciò, non è possibile condannare come contraria alla fede una questione di ordine fisico, pena il travalicamento di campo. Allargando il discorso, Galileo sosteneva, comunque, che non era affatto legittimo condannare teologicamente una proposizione, se prima non fosse confutata razionalmente (diremmo "falsificata" per usare un termine popperiano).

In questo senso è curiosa la postilla manoscritta, venata di ironia e consapevole però dei limiti della stessa scienza, che Galileo aggiungerà all'esemplare del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) ora custodito nella biblioteca del Seminario di Padova: «Avvertite, teologi, che volendo fare materia di fede le proposizioni attenenti al moto ed alla quiete del Sole e della Terra, vi esponete a pericolo di dover forse col tempo condennar d'eresia quelli che asserissero la Terra star ferma e muoversi di luogo il Sole: col tempo, dico, quando sensatamente o necessariamente si fusse dimostrato la Terra muoversi e 'l Sole star fermo».

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi