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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 11:33.

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Pulp fiction: 20 anni fa crimine divenne pop, la citazione arte

Milano (TMNews) - 20 anni di dialoghi fulminanti, di battute mandate a memoria e di scene iconiche: era il 1994 quando "Pulp Fiction" arrivò nei cinema e scardinò ogni regola di genere, di tempo e luogo consacrando la figura dell'outsider Quentin Tarantino, qui al suo secondo film, e diventando un film di culto citato, reintepretato, rimasticato in centinaia di modi diversi dal Web e dalla tv che gli hanno dedicato una serie di omaggi da cui non si è tirata indietro recentemente neanche una serie cult come "Breaking Bad".D'altronde dalla struttura narrativa ad episodi e circolare alla sceneggiatura premio Oscar, non sembrano invecchiati di una virgola gli elementi più dirompenti del film che fece del crimine un'icona pop e della citazione un'arte. Tarantino l'omaggio cinematografico ce l'ha nel sangue, che qui tra l'altro scorre a fiumi, e ci gioca con sapienza. Ci sono grandi classici citati quasi di sfuggita, ad esempio il nome del pugile contro cui combatte Butch-Bruce Willis è Wilson, come l'avversario di Marlon Brando in "Fronte del Porto". La scena più celebre del film, il ballo, nasconde addirittura una doppia citazione: John Travolta, risorto a nuova vita cinematografica grazie a questo film, imbolsito, balla sul grande schermo a decenni da "Staying Alive" in una citazione-parodia di se stesso; contemporaneamente tutta la scena è un omaggio al ballo di "Band à part", il film di Godard a cui Tarantino è legato tanto da chiamare così (Band Apart) la sua casa di produzione.E poi Cristopher Walken che interpreta un soldato prigioniero in Vietnam e richiama il ruolo che interpretò ne "Il Cacciatore" di Cimino, oltre ad una miriade di auto citazioni che creano una rete di collegamenti fra i suoi film in un dialogo continuo con se stesso, lo spettatore e il cinema.

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