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Ciampi, la debolezza di Bretton Woods e della politica

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Ciampi, la debolezza di Bretton Woods e della politica

Ho fatto quattro passi a Villa Ada, a Roma, ieri mattina. Tanta quiete, un sole caldo. Nella testa lo scandalo di JP Morgan, la banca americana che ha perso due miliardi di dollari nel trading dei derivati, i vizi (mai domati) di un mercato che vale al nominale nove volte il Pil mondiale, mina la spinta dell'economia reale e mette a rischio il futuro dei nostri giovani. Penso a Carlo Azeglio Ciampi, alla sua ossessione contro l'infezione diffusa dei cattivi derivati e ricordo una sua telefonata di circa quattro anni fa proprio da Villa Ada, quando dirigevo «Il Messaggero» e lui era il primo dei nostri editorialisti: «Direttore, le racconto un episodio che mi è successo da qualche minuto. Sono vicino al laghetto, mi saluta una signora e mi dice: grazie presidente per tutto quello che fa per noi. Replico: signora, ma io non faccio più niente. E lei: non è vero, scrive degli articoli bellissimi».
Aveva ragione la signora. Qualche giorno prima, il 17 settembre del 2008, quest'uomo che ha frequentato i circoli più importanti della finanza internazionale e ha avuto in Italia tutte le responsabilità, ma sa parlare come pochi al cuore degli italiani, aveva scritto un articolo che iniziava testualmente così: «Per capire quello che sta accadendo in questi giorni, forse, dovremmo partire dalla debolezza congenita degli accordi di Bretton Woods... ».
È passato un tempo che, per la durezza della crisi finanziaria globale di questi anni, assomiglia a un'eternità. La nuova Bretton Woods, invocata da Ciampi, non si è vista. Qualcosa si è fatto, non è vero che non si è deciso proprio niente in termini di nuovi controlli e di nuove regole contro la finanza speculativa. Non è ancora arrivata, però, la risposta politica necessaria per evitare di passare da una crisi all'altra, quella che possono dare solo i governi del mondo. Cina e Paesi emergenti, da una parte, Stati Uniti e Inghilterra, dall'altra, hanno avuto il loro tornaconto, l'Europa divisa è semplicemente non pervenuta. Il primato dell'etica e quello della trasparenza potranno essere ristabiliti solo con la forza della democrazia e l'intelligenza della politica. Purtroppo, scarseggiano l'una e l'altra.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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