Gli spaghetti al caviale da 180 euro di Luigi Lusi, tesoriere della ex Margherita, consumati in un ristorante al Pantheon, a Roma, e pagati con i soldi dei contribuenti, non vanno proprio giù (a ragione) al mio amico trentino-bolognese, Paolo Pombeni. «Ma ti rendi conto... le vacanze alle Bahamas, la casa in Canada» continua a urlarmi nell'orecchio. Poi si ferma un attimo e butta lì: «Un tempo a fare politica erano Giuseppe Dossetti e Giuseppe Dozza, ora siamo arrivati a Lusi, alle vacanze gratis in barca di Formigoni, feste esotiche, e così via. Questo vuol dire fare politica oggi?». Pombeni di professione fa lo storico, per me però è un amico di quelli speciali perché non ti abbandona mai e sa guardare i fatti di oggi con gli occhi di ieri. Non lo dice, ma è come se lo sentissi: sono tutti italiani, quelli di ieri e quelli di questi tempi così tormentati, come è stato possibile invertire tanto disinvoltamente la scala dei valori?
Il riferimento a Dossetti e Dozza è al '56 quando i due si contesero la guida del Comune di Bologna. A volere la discesa in campo di Dossetti fu il cardinale, Giacomo Lercaro, convinto che in questo modo la Dc avrebbe espugnato la piazza rossa per antonomasia. Il comunista Dozza, uomo pacioso, sindaco per 21 anni consecutivi, vinse sfruttando anche la "leggenda metropolitana" di una affermazione di Dossetti durante un comizio: a Bologna non occorrono tanti soldi per vivere perché si può mangiare con 300 lire. Dossetti ogni giorno usciva dal suo "Centro di Documentazione" dove faceva ricerche teologiche e pranzava in una trattoria all'angolo della strada, ma si sgolò a smentire l'affermazione attribuitagli: «Non ho mai preteso di far mangiare gli altri come mangio io». In suo celebre articolo, Indro Montanelli, ricordò le confidenze di Dozza: «Vede, i bolognesi si dividono in due categorie: quelli che sperano che Dossetti sia un santo e quelli che temono che lo sia davvero. I primi voteranno per lui, ma sono pochi. I secondi voteranno per me. I santi promettono solo diete e penitenze. E Bologna sa...». Per capire dove è arrivata oggi la degenerazione della politica in Italia, pensate che siamo partiti da una stagione in cui lo scontro era tra una figura ascetica e dai modi monacali come Dossetti e un sindaco comunista certo meno frugale ma lontanissimo da qualsiasi lusso.
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