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Giovanna Menichella e quei vestiti vecchi che il nonno non voleva buttare

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Giovanna Menichella e quei vestiti vecchi che il nonno non voleva buttare

«Sono ancora buoni, è peccato» rispondeva così ai nipoti che protestavano perché si presentava in pubblico con «i vestiti troppo vecchi e le borse di cuoio riparate infinite volte», Donato Menichella, il governatore della Banca d'Italia che ha legato il suo nome all'Oscar della lira e al miracolo economico italiano. A rivelarlo, nella tarda serata di sabato tre novembre, è Giovanna Menichella che mi scrive perché vuole ringraziare, a nome anche dei fratelli, per le «parole di stima che ho letto nel suo libro "Promemoria italiano" nei confronti di nostro nonno». Signora Giovanna, sono io a ringraziare lei perché i suoi ricordi ci restituiscono tratti e particolari inediti di un uomo che ha contribuito a ricostruire l'Italia e ha lasciato in eredità un patrimonio di opere e di valori che ci fa onore come italiani. Sono questi ricordi che possono aiutare a restituire orgoglio e dignità a un Paese ferito.
Di Menichella, partito da Biccari in provincia di Foggia con un diploma di ragioniere, una laurea in Scienze sociali a Firenze dopo anni di studio e di lavoro dividendo il letto in due con il fratello («uno a capo e uno a piede»), si sa che fu Luigi Einaudi a volerlo prima alla direzione generale della Banca d'Italia e poi, come suo successore, nelle funzioni di governatore. È noto che fu tra i sostenitori dell'intervento straordinario e riuscì, per questa via, ad arricchire la dote del prestito Marshall negoziando con i banchieri americani un maxi-finanziamento in dollari per l'Italia. Si sa (meno) ciò che racconta di lui la nipote Giovanna: «Ricordiamo l'autoriduzione dello stipendio e poi della pensione perché "da pensionato mi servono ancora meno denari". Nessuno di noi ha mai saputo per chi votasse: ripeteva "debbo essere neutrale". Sappiamo che mio padre negava di essere parente del Governatore perché all'immancabile richiesta di un favore avrebbe dovuto rifiutare compromettendo, a volte, un rapporto di amicizia. Nostro nonno poteva fare a meno di viaggi ai Tropici e quando si recò in America con De Gasperi non vide nulla degli Stati Uniti se non l'albergo e il luogo dove gli venne consegnato l'assegno di cento milioni di dollari destinato alla ricostruzione del nostro Paese. L'ordine, per chi apriva l'uscio di casa, era di rifiutare anche un fiore...». Basta così, signora Giovanna. Da Menichella a Belsito e Fiorito c'è la parabola (amara) dell'Italia di oggi, ma anche la metafora (possibile) della sua rinascita. Sta in noi, direbbe Carlo Azeglio Ciampi, ex Capo di Stato, ex presidente del Consiglio ed ex ministro del Tesoro, ma in questo caso (soprattutto) successore degno di Menichella.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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