Cultura

I ragazzi di Cicciano e la lezione del pastore e del marinaio

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I ragazzi di Cicciano e la lezione del pastore e del marinaio

Sono stato venerdì scorso al liceo scientifico Enrico Medi di Cicciano, nel napoletano, a presentare il libro nato da questa rubrica, Promemoria Italiano, centinaia di giovani curiosi, attenti, pieni di vita, in una palestra gremita, impegnati a discutere per più di due ore della casa di Kohl che si affaccia su una via normale, con cancelli e porte esattamente come quelle dei vicini, la Germania riunita e le due Italie invece sopravvissute (amaramente) a tutto e tutti. A interrogarsi, a voce alta, sulla straordinaria attualità di un politico di professione che risponde al nome di Alcide De Gasperi e non si è mai vergognato di dichiararsi tale facendo della "coerenza meridionalista" un punto di orgoglio. A pochi chilometri da Cicciano, al liceo classico statale Giosuè Carducci di Nola, ho passato anni intensi e formativi, mi ritrovo naturalmente in un gioco di emozioni e sfumature che mi restituisce un pezzo (agrodolce) del mio piccolo sud di provincia. Hanno tutti "fame" di cose che si possano toccare: percorsi di studio effettivamente meritocratici, itinerari riconoscibili che mettano insieme università, ricerca, grandi e piccole imprese, consigli concreti per individuare la prospettiva (giusta) di lavoro in Italia e fuori. «Possiamo solo scappare, vero?» sento chiedermi a voce bassa mentre sto entrando in macchina. Rispondo: «No, no, anche se è giusto non rinunciare a considerare il mondo (tutto) come luogo di lavoro». Sono ormai fuori da Cicciano e penso: «Ma perché non dovremmo essere noi il loro mondo migliore, perché non riusciamo a esserlo?». Ricordo le confidenze del presidente della Cassa, Gabriele Pescatore, sulle discussioni con il "ministro umano" del Mezzogiorno, Giulio Pastore, alla fine degli anni Cinquanta: «A noi tocca di rifare la rete fognaria, portare l'acqua, sistemare le strade, ai cervelli ministro ci deve pensare la scuola». Pastore ha ragione e Pescatore si lascia convincere. Dall'opera della Cassa nascono nuovi centri universitari di ricerca come quello economico-agrario di Portici, si potenziano le facoltà di chimica e ingegneria, si fanno ricerca applicata a Napoli e a Palermo, scuole professionali, un centro per la formazione dei quadri affidato alle cure di Gino Martinoli. Tutti tendiamo a dimenticarcelo, ma il miracolo economico italiano del dopoguerra è frutto dell'azione di uomini politici e uomini del fare che sanno assolvere con serietà e onestà ai loro compiti e regalano ovunque "cose che si possono toccare", formazione (vera) non clientele, scuole di "educazione civile". Giovanni XXIII riceve in Vaticano Pastore e Pescatore e li chiama Pastor et Nauta, applicando loro il suo motto. I tempi sono (molto) cambiati ma abbiamo (disperato) bisogno di ritrovare in fretta il pragmatismo e lo spirito costruttivo del pastore e del marinaio di quella stagione.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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