Cultura

Impariamo dallo spirito europeo dei polacchi

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Impariamo dallo spirito europeo dei polacchi

Ci voleva un cittadino polacco, il ministro degli Esteri Radoslaw (Radek) Sikorski, per ricordare agli europei di fare gli europei e di difendere l'euro con l'intelligenza e la determinazione necessarie. È avvenuto, a Berlino, in un discorso appassionato tenuto poco più di un mese fa, davanti a uno dei pensatoi più autorevoli che raccoglie intellettuali, imprenditori e politici del Vecchio Continente. Non è sfuggito ad Adriana Cerretelli e ne ha riportato sul «Sole 24 Ore» un paio di stralci che mi hanno particolarmente colpito perché esprimono – come meglio non si potrebbe – la forza e il valore di quella leadership politica di cui l'euro e gli europei hanno assoluto bisogno. Ascoltiamo, dunque, Sikorski: «Sapete quale considero oggi la peggior minaccia alla sicurezza e alla prosperità della Polonia? Non il terrorismo né i talebani, certo non i carri armati tedeschi e neanche i missili russi che Medvedev ha appena minacciato di dispiegare ai confini europei. La più grande minaccia sarebbe il collasso dell'euro». E ancora: «Per la sua e la nostra salvezza chiedo alla Germania di aiutarci a sopravvivere e prosperare. Nessun altro può farlo. Quindi io sarò probabilmente il primo ministro degli Esteri polacco della storia a dirlo, ma lo dico: temo la potenza tedesca meno di quanto comincio a temere la sua inerzia». Se pensiamo che l'Europa lasciò la Polonia nelle mani di Hitler e in quelle di Stalin, c'è di che riflettere. Ha di che riflettere, soprattutto, la cancelliera Angela Merkel cominciando, se vuole, prima «dalla sua» che dalla «nostra» salvezza.
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Ricordo una confidenza di qualche tempo fa di Romano Prodi su uno dei suoi nipoti: lo chiamiamo affettuosamente «il polacco» perché appare serenamente rassegnato a soffrire ogni volta (spesso) che la sorte gli è avversa. Il professore sa di che cosa parla perché da presidente della Commissione europea è andato in Polonia tante volte e ha potuto constatare, nei volti e nei caratteri, i segni di una sofferenza figlia di tante sconfitte e di una storia europea di soprusi. Anche per questo le parole di Sikorski esprimono la dignità ritrovata di un Paese che si è finalmente liberato dalla grande paura e dimostra di vivere l'allargamento come l'inizio di una stagione di conciliazione stabile. Indica la conclusione di un processo storico positivo per l'Europa e per l'euro, ma indica anche qualcosa di più. Dietro questi gesti c'è lo spirito europeo di cui tutti – a partire dai tedeschi – abbiamo urgente, assoluto bisogno. Impariamo da loro e portiamolo avanti.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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