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La risata fragorosa di don Bruno che ci ha fatto crescere

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La risata fragorosa di don Bruno che ci ha fatto crescere

«È vero che ho un aspetto triste? Mi dicono che ho una faccia stanca. Io non mi sento così. Io vorrei essere sempre allegro». «No, don Bruno, ma non è vero! Lei è sempre allegro. Soltanto, qualche volta, ha un'espressione un po' stanca. Ma non lo sa, chi dice così, che per un prete come lei stanchezza è sinonimo di allegria?». Questo colloquio è avvenuto a tarda sera, in un vicolo di Nola, dalle parti della parrocchia del Carmine, e fa parte dei racconti brevi di Piccolo Sud dove ho descritto con gli occhi di un sedicenne, nato e vissuto fino ad allora a Spezia, uomini e fatti di quella terra a pochi chilometri da Napoli. Ricordo la felicità stampata sul suo volto per quella mia risposta, qualche attimo di silenzio, e poi la sua (consueta) fragorosa risata talmente acuta da diventare contagiosa.
Don Bruno Schettino faceva il parroco a Nola e mi ha insegnato a stare con gli altri, a conoscere meglio chi mi stava vicino e, spesso, non riuscivo a capire o, forse, non volevo capire. Poi è diventato l'arcivescovo di Capua, l'amico degli immigrati, si è privato del suo per darlo ai poveri e ai bisognosi, ha usato parole (molto) forti contro il clan dei Casalesi. Se ne è andato una notte di una decina di giorni fa. Ho pianto impietrito, poche lacrime, come mi capita nei momenti in cui avverti un vuoto (pesante) e ti accorgi che hai perso un pezzo di te. Mi sono rifugiato nel ricordo complice di quella fragorosa risata. Con don Bruno e i ragazzi del Carmine, in parrocchia, ho trascorso tante ore, tante sere, si lavorava per il giornale della scuola, si pregava, si cantava. A volte più che cantare, si urlava, si gridava con gioia. La "zucca pelata" di don Bruno si colorava di un rossiccio che si trasmetteva anche alle guance e, perfino, alle mani, lo sguardo sprigionava affetto e allegria. Lo stesso che mi ha tenuto compagnia, in chiesa, nel momento più bello, il giorno del matrimonio.
Tra i ragazzi del Carmine grande emozione e un "tuffo" collettivo nel passato. Ho ricevuto anche un messaggio impegnativo: «Abbiamo perso inaspettatamente l'amico vero e sincero negli anni della nostra formazione liceale... ma ricordiamoci che oggi siamo il frutto anche della sua presenza nella nostra vita e siamo chiamati a testimoniare i suoi valori di solidarietà». Sinceramente non so se sono stato sempre all'altezza, posso dire di averci provato. Sono certo, però, che lui, don Bruno, oggi mi direbbe: fai di testa tua, ricordati però di non perdere mai la voglia di ridere.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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