Cultura

La «sofferenza» di Parma un segnale per l'Italia

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La «sofferenza» di Parma un segnale per l'Italia

Sono tornato a Parma, nel cuore antico della provincia italiana, dove stanno insieme da sempre il mangiar sano e la magia di Verdi, la musica, gli odori e i colori di un talento agro-alimentare che ha conquistato le tavole di mezzo mondo, un'idea coraggiosa e a suo modo gaudente della vita. Sono entrato qualche giorno fa in un Teatro Regio gremito, per partecipare all'assemblea degli industriali, con il ricordo ben fisso nella mente di quelle parole piene di orgoglio pronunciate dal presidente, Giovanni Borri, l'anno prima: «Di fronte a un'Europa logora con un euro in bilico e a un'Italia soffocata da spesa pubblica, manovre recessive e tensioni sociali, le imprese del nostro territorio segnano una crescita significativa della produzione industriale». Soprattutto, avevo in testa un annuncio che mi aveva colpito perché era il segno concreto di una speranza, lo cito a mente: «Siamo l'unica provincia d'Italia ad avere raggiunto i livelli di produzione pre-crisi». C'era, in quell'annuncio di Borri, la forza di una delle bandiere dell'industria italiana, i primati di Barilla e Mutti ma anche quelli delle tecnologie e dell'impiantistica alimentari e del chimico-farmaceutico, il polo della formazione con l'istituto tecnico superiore dell'agro-alimentare, il Collegio Europeo e la scuola internazionale di cucina, l'Agenzia comunitaria per la sicurezza alimentare.
Sono passati solo dodici mesi, alzo lo sguardo e vedo sul palco un altro Borri, ascolto e mi chiedo se ho qualche problema di udito, non è così, le sue parole purtroppo sono inequivocabili: «Il calo della produzione industriale del 2,8%, con percentuali ben superiori per il settore dell'edilizia, il dato sulla disoccupazione, il numero di ore di cassa integrazione, costituiscono un bollettino di guerra al quale la nostra provincia non era abituata e che è solo in parte mitigato dalle nostre esportazioni». Esco dal Teatro Regio e penso che se si ferma Parma, l'Italia rischia davvero, perché vuol dire che la crisi nazionale dei consumi tocca anche il cibo e qualcosa di grave sta accadendo in una delle capitali italiane della manifattura e della cultura. Sento Mariangela Guandalini, erede della casa editrice Guanda, le chiedo di Parma e mi risponde: «È una città sospesa che sta andando indietro e rischia di cancellare la sua anima e la sua storia». Non sarà così, ma per Parma come per il Paese, abbiamo bisogno di uomini che la smettano di nascondersi, dicano la verità e comincino a sporcarsi le mani. «Guardiamo al futuro, avanti con coraggio» ha concluso a braccio Borri rievocando con la voce rotta dall'emozione Pietro Barilla. Senza quella tempra e quella determinazione non ce la potremo fare.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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