Cultura

Padri diversi tra macerie e sogni diversi

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Padri diversi tra macerie e sogni diversi

Lunedì scorso sono andato all'Auditorium Parco della Musica, a Roma, per assistere al concerto di famiglia dedicato a Carlo Ponti dai figli Carlo junior, direttore d'orchestra, ed Edoardo, regista. In platea c'era Sophia Loren, per una vita al fianco di Carlo Ponti, uno dei grandi produttori cinematografici che non c'è più. Ho ascoltato le note delle colonne sonore di suoi film importanti: Il Dottor Zivago, La Strada e La Ciociara. Devo dire, però, che ciò che mi è rimasto dentro è altro. Sono i racconti di Edoardo sulla vita del padre. Sono i racconti di un figlio che parla di un grande papà che ama, ma mi piace pensare che racconti simili riempiano la testa e il cuore di tanti figli che parlano di un papà che nessuno conosce ma per loro è stato importantissimo. Sentiamo Edoardo: «Ci sono immagini di te che non dimenticherò mai. La prima è di spalle, in vestaglia e pantofole, con le gambe al vento, mentre esci di casa nella nebbia del mattino presto, per andare a vedere il tuo roseto...una mattina ti ho raggiunto e ti ho chiesto perché tu amassi tanto le rose. Hai scrollato le spalle e fatto un cenno con la testa come se quello che stavi per dire non fosse tanto importante: "Le rose sono un po' come i sogni", mi hai detto. "Quelli grandi richiedono pazienza e duro lavoro"». C'è trasporto, in queste parole, ma c'è anche una lezione. Ascoltiamo il secondo racconto di Edoardo: «È stato detto tanto de La Ciociara, che altro c'è da aggiungere? Forse solo che la mamma aveva 26 anni quando ha interpretato una madre con una figlia di 14... la mamma era terrorizzata all'idea di calarsi nel personaggio di Cesira, ma il tuo supporto l'ha aiutata a trovare la fiducia... e il resto è stato un sogno realizzato dopo tanti anni di pazienza e duro lavoro». Uscivo dall'Auditorium e pensavo: i grandi sogni richiedono grande fatica. Mi venivano alla mente le scene de La Ciociara, la forza di Cesira, i bombardamenti, il pianto liberatorio di una madre e di sua figlia, la trama familiare di un Paese in macerie ma non disperato. Molti dei figli dei padri e delle madri di quel dopoguerra sono diventati padri a loro volta. Mi domando: quanti riescono oggi a trasferire ai propri figli i valori di speranza, di dura fatica e voglia di riscatto che hanno segnato quella stagione? Paradossalmente, per i padri del dopoguerra era più facile: tutti la pensavano così. Oggi è più difficile, perché il mondo dà messaggi diversi, si è alterata la scala dei valori, e ci si trova a muoversi tra i detriti della finanza allegra e l'idea malsana di una ricchezza garantita (che non c'è più) e una realtà fatta di inquietudini che toccano i nostri risparmi e di un lavoro che si rivela merce rara, quasi irraggiungibile. Mancano i bombardamenti, ma le macerie da cui dobbiamo risollevarci richiedono la stessa forza e determinazione di quegli anni.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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