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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 08:57.

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Infatti riuscì a scegliere fattrici adatte – perché si protraesse nel modo migliore la stirpe – fra le figlie di uomini potenti e illustri, a cominciare dall'infanta prediletta di Lorenzo de' Medici che andò sposa al suo primogenito Franceschetto Cybo e altri giovani delle casate più illustri d'Italia per le sue numerose figliole.

Jacob Burckhardt nel suo libro La civiltà del Rinascimento in Italia descrive alcuni lati molto interessanti del comportamento di Innocenzo VIII e del suo Franceschetto: i due, racconta, «eressero addirittura una banca di grazie temporali, nella quale, dietro il pagamento di tasse alquanto elevate, si poteva ottenersi l'impunità per qualsiasi crimine, compreso l'assassinio: di ogni ammenda assolutoria centocinquanta ducati ricadevano alla Camera papale, il di più a Franceschetto.

E così Roma, negli ultimi anni specialmente di quel pontificato, formicolava da ogni parte d'assassini e delinquenti protetti e con l'impunità garantita".
Si dice che i professionisti di quest'arte superassero il numero di mille e più.

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Ma ciò che più c'interessa è che a questo già ben nutrito gruppo di assassini se ne aggiungono, in quel luglio del 1492, altri duecento e passa. Vi sembrerà paradossale ma è proprio così: più di duecento morti ammazzati, e dunque altrettanti assassini, in poche settimane, uno in fila all'altro.
Come mai un massacro di quelle dimensioni?
È facilmente spiegabile: a ogni morte di papa, a Roma, in quel tempo si commettevano un sacco di omicidi, perché per tradizione secolare, al termine di ogni conclave in cui si elegge il nuovo pontefice, si concede la grazia a chiunque abbia commesso un crimine nei giorni d'interregno.
Quindi, tutti coloro che serbano in animo un atto di vendetta, approfittano del soglio vacante per togliersi lo sfizio, ammazzare oggi per tornare liberi domani, e tutto grazie ad una sicura indulgenza plenaria. Che bei tempi quelli!
E adesso, chiarito il clima, è proprio da questa morte di papa, e da ciò che avvenne nell'immediato seguito, che andremo a incominciare.
Il protagonista di tutta questa storia è senz'altro Rodrigo Borgia, allora cardinale di origine spagnola che da qualche anno è stato eletto vicario papale del Vaticano.

Si può dire che la scelta di tutti i nuovi papi che alla fine del '400 hanno occupato il trono di Pietro è stata frutto della abilissima gestione di questo straordinario personaggio. Egli ormai è inamovibile dalla sua preziosa carica ma bada bene di condurre una vita privata assolutamente integerrima, almeno così appare dall'esterno; in verità egli è fortemente preso da ogni avventura amorosa. Ma ad un certo punto decide di organizzarsi in modo apparentemente degno ed onesto, cioè si costruisce una famiglia composta da una moglie, in verità la propria amante, Vannozza Cattanei, che gli ha dato già quattro figli: Juan che ha 18 anni, Cesare che ne ha 16, Lucrezia che ne ha 12 e Jofrè che ne ha 11. Che bella famiglia! Ah dimenticavamo che, sempre per tener coperta e difesa questa sua condizione, il cardinale vicepapa ha dato un marito alla sua amante che, nello stesso tempo, appare come padre degli ultimi quattro figli che il cardinale Rodrigo ha generato e, a quel padre sostitutivo, ha procurato perfino una carica redditizia come impiegato del Vaticano. Purtroppo il padre di copertura muore ma viene subito rimpiazzato da un altro sostituto, sempre scelto dal cardinal Rodrigo: questa volta si tratta addirittura di un uomo colto e di bell'aspetto, più giovane della madre dei bimbi, che fungerà anche da precettore per i suoi pargoli. Ma il vicepapa è veramente legato da profondo affetto a quella famiglia, tant'è che non passa giorno senza vederlo giungere in quella casa per starsene con i suoi figlioli: raccontare storie, scherzare e far loro regali. Tutti in quella famiglia lo adorano. Ma qual'è il ruolo che il futuro papa ha scelto per se stesso onde evitare sospetti dall'esterno?

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