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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2014 alle ore 14:49.

Oltre 5mila ore di filmati e 3 milioni di fotografie. Un patrimonio unico che è stato inserito nel registro Memory of the World dell'UNESCO. Nel 1924 si chiamava L.U.C.E. (L'Unione Cinematografica Educativa), oggi Istituto Luce-Cinecittà (www.cinecitta.com). A distanza di novant'anni uno degli archivi più imponenti del nostro paese e del mondo viene celebrato con la mostra Luce – L'immaginario italiano, allestita al Complesso del Vittoriano di Roma dal 4 luglio al 21 settembre.

Un viaggio tra i sogni, le delusioni, la memoria e i segreti del nostro paese, da quando nacque con l'intento di raccontare l'Italia, al controllo da parte di Mussolini che comprese le potenzialità comunicative e politiche del mezzo. Dal dopoguerra alla ricostruzione di una società democratica: lo sguardo unilaterale di un solo capo si trasforma per fortuna in uno sguardo multidirezionale. È da qui che prese vita infatti l'opinione pubblica. Fino ad arrivare al diffondere e a produrre opere cinematografica autoriali. Senza L'Istituto Luce non avremmo scoperto Matteo Garrone o Alice Rohrwacher, recentemente premiata al Festival di Cannes per il suo "Le meraviglie".

Le immagini (più di 500) e i video riempiono ogni centimetro dell'Ala Brasini del Vittoriano, come se fosse un flusso continuo inarrestabile tra videoinstallazioni e montaggi realizzati ad hoc, tra immagini di un passato remoto e più recente, tra volti di contadini degli anni '20 che grazie al Luce conobbero l'Italia e il mondo, e il volto inquietante della propaganda fascista. E non potevano mancare i corpi dei politici con i loro gesti, dal Duce ai rappresentanti della neonata Repubblica, da De Gasperi a Nenni, da Togliatti a Pertini. La modernità e l'arretratezza si fondono da una sala all'altra, come il Nord e il Sud, la città e la campagna, la realtà e la finzione, perché non dimentichiamo che Mussolini diffondeva con i suoi cinegiornali una realtà falsata.

Il Luce ha costruito l'immaginario collettivo degli italiani, "per quasi un secolo ha prodotto, raccolto e divulgato in ogni angolo del paese milioni di immagini dell'Italia e del mondo che hanno permesso a quasi ogni italiano di costruire il proprio album mentale", scrive Gabriele D'Autilia, uno dei curatori insieme a Roland Sejko, nel libro che accompagna la mostra. E ognuno, visitandola, recupererà il proprio album. Chiude il percorso espositivo una carrellata di fotografie che immortalano alcuni divi del cinema, da Hitchcock a Totò, da Anna Magnani a Nanni Moretti, da Roberto Benigni a Sergio Leone.

Sono in programma anche quattro retrospettive di film (fiction e documentari) prodotti o distribuiti dal Luce tra il 1933 e il 2013. Saranno proiettati tra i Fori Imperiali, Piazza Santa Croce in Gerusalemme, il Complesso del Vittoriano e il MAXXI.

Luce – L'immaginario italiano
4 luglio – 21 settembre
Complesso del Vittoriano, Roma
A cura di Gabriele D'Autilia e Roland Sejko
www.archivioluce.com

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