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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 16:51.

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Quante volte ci si è chiesti fino a che punto la tecnologia potenzi o limiti il nostro lavoro, e quanti dubbi sul futuro del nostro cervello troppo a contatto con il digitale. Manfred Spitzer ce lo spiega in un simpatico volume dal titolo «Demenza digitale», in cui tra aneddoti e dissertazione specialistiche punta a sottolineare che sì, la nuova tecnologia ci rende stupidi.

Inevitabile constatare la pervasione con cui le nuove tecnologie circondano la nostra quotidianità, non si parla solo di pc e di tablet, anche di cellulari, biglietterie touch screen, lavanderie digitalizzate, votazioni telematiche, distributori multimediali, eccetera. Si può limitare questa nostra esposizione alle tecnologie? Oggi in molte parti del mondo forse no, ma leggendo Spitzer si può almeno essere consapevoli di molti processi. Lo studioso, che dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le Neuroscienze e l'Apprendimento dell'Università di Ulm, affronta in questo libro, come nei suoi precedenti volumi, la questione in modo deciso attraverso molti documenti e casi esemplari il tutto affiancato da una passione costante. Il suo grido d'allarme è sui pericoli che corre il nostro cervello in questi anni tecnologici, e di come il cervello dei più giovani sia in un certo qual senso posteggiato tra tanta tecnologia, ormai incapace di gestire un pensiero e indebolendone anche il corpo.

Spitzer analizza quelli che sono i grandi dubbi di oggi: che ne è della nostra memoria, le conseguenze dei computer portatili alla scuola materna, l'attenzione disturbata del multitasking, computer e insonnia e depressione, e molti altri casi. Analizza l'altra faccia della medaglia Spitzer per dirci che dobbiamo imparare in modo ragionato a convivere con la tecnologia.
Manfred Spitzer, «Demenza digitale», Corbaccio, 2013, pagine 332, euro 19,90

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