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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2014 alle ore 18:58.
L'ultima modifica è del 06 luglio 2014 alle ore 19:05.

Si muovono senza sosta. Se non immobilizzarsi per qualche attimo, in una sospensione che è preludio a nuovi spostamenti veloci, a corse in tutte le direzioni, a salti e intrecci, a contorsioni che sono anche dell'anima. Quell'entrare e uscire da una finestra o da una porta, accalcandosi l'uno sopra l'altro; quell'urlare incomprensibile parole, esercizi vocali ad alta tensione facciale; quel sostare, quasi imperturbabile, sopra un tavolo attaccato alla parete della casa spostata a vista sulla grande scena bianca e grigia; quell'irrompere improvviso a spezzare ogni combinazione creatasi, altro non è che un disagio esistenziale, una ricerca estenuante nel tentativo di riannodare memoria e ricordi. Il ricordo di un evento catastrofico, personale e collettivo, che il rombo tellurico dell'inizio rimanda a quello, forse, del terremoto in Cina nella regione del Sichuan.
"Quello che è stato, non sempre lascia traccia, quello che si trova dopo non è sempre il luogo dove si voleva andare. Il tempo può distruggere molte cose, soprattutto i nostri ricordi. Sempre, lentamente, offuscati dall'inerzia…", si legge nelle note introduttive di "As If To Nothingh" del coreografo Sang Jijia (ultimo spettacolo del festival Fabbrica Europa, presentato nel nuovo teatro dell'Opera di Firenze) interpretato dai giovani eccellenti danzatori della City Contemporary Dance Company (CDDC) di Hong Kong. Di origine tibetana Sang Jijia si è formato alla scuola di William Forsythe e del suo Frankfurt Ballet dove ha lavorato come assistente coreografo e ballerino dal 2000 al 2006.
E l'influenza del coreografo americano – ma trapiantato in Germania dove ha costruito la sua fama con la compagnia di Francoforte – è da subito riconoscibile nelle linee dei corpi danzanti nello spazio, nel tecnicismo spericolato, nelle tortuosità delle pure linee classiche ma esasperate dal gesto destrutturato, percorso da furori nervosi e aggressivi che scuotono muscoli e tendini. Corpi raggruppati e sparpagliati, piegati all'indietro, passi a due mozzafiato che lasciano dietro di loro scie di movimento. Una danza distribuita su più zone in sequenze multiple e contemporaneamente – faticose però da seguire simultaneamente –, che si avvale drammaturgicamente di belle ed efficaci proiezioni multimediali in diretta dei danzatori, e osservata da diverse angolazioni: dall'interno della casa, dall'alto, moltiplicata o deformata nei volti degli interpreti, immagini alterate come possono esserli i ricordi nel confondersi della realtà o sfocati nel tempo. Nel ritmo frenetico creato dalle musiche elettroniche di Dickson Dee, ossessive, martellanti, che forano a tratti le orecchie, a dei momenti in cui alcuni dei performer si fermano per osservare i movimenti degli altri, subentrano sequenze di rara calma con duetti lirici. Quasi un contrappunto. Balletto, insomma, impeccabile per perfezione di esecuzione, del quale non possiamo non apprezzarne qualità e bellezza, ma alquanto cerebrale nel suo racconto astratto e ripetitivo che non giunge ad emozionarci, e mantiene una distanza tra pubblico e danzatori.
"As If To Nothingh", (CCDC) di Hong Kong., direttore artisticoWilly Tsao,coreografia e scene Sang Jijia, compositore e musica live Dickson Dee, disegno luci Goh Boon Ann, costumi Charfi Hung, live video artist Adrian Yeung. Una collaborazione tra Fondazione Fabbrica Europa e Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
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