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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2014 alle ore 08:15.

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Immaginate un calciatore straniero che scelga l'Italia perché è il Paese di Dante e degli Uffizi. E immaginate che racconti questo alla prima conferenza stampa in un fluente italiano imparato leggendo Gramsci e Giorgio Bocca. Pensereste a Scherzi a parte. Successe a Firenze nel 1984, il protagonista si chiamava Sócrates. Veniva dal Brasile (dove oggi, alle 21, si chiude il Mondiale con la finale Germania-Argentina), aveva una barba nera da filosofo e voleva la rivoluzione. Era calciatore e medico, ma soprattutto un sognatore che Lorenzo Iervolino racconta nel libro Un giorno triste così felice.
È un libro felice, a più voci, che parte dal fondo: 4 dicembre 2011. La gara è Corinthians-Palmeiras e vale per il titolo brasiliano: «Undici pugni chiusi che afferrano l'aria – scrive Iervolino – sembrano steli al cielo che crescono dove qualcuno ha seminato anni prima». Il seminatore di idee e di gol è Sócrates, morto quella domenica mattina per cirrosi. E 28 anni prima a un giornalista che gli chiedeva come avrebbe voluto lasciare questo mondo, O Doutor da bola aveva confessato: «Vorrei morire di domenica, e col Corinthians campione». Così fu nello stadio Pacaembu a São Paulo, in quel giorno, um dia triste muito feliz.
Sócrates nasce in pieno Carnevale del 1954. Allo stadio ci va col padre Raimundo e vede Pelè; al campetto di allenamento gli altri bimbi lo chiamano Palito (stuzzicadenti). La storia lo attrae più del calcio: è il 1964 inghiottito dalla dittatura del generale Humberto.
Fa il primo provino con il Botafogo nel 1968: gioca davanti ai difensori, magro e allampanato. Lo chiamano Magrão: pedina insostituibile anche se l'indolenza lo sommerge. Si risparmia perché ha altro in testa: «Dobbiamo usare i soldi guadagnati per cambiare questo Paese». La sua coscienza è plasmata da Machiavelli, dai filosofi greci e dagli illuministi francesi. Coi dirigenti del Botafogo mette le cose in chiaro a 17 anni: «Vengo solo di domenica perché devo studiare Medicina». Risparmia allenamenti e fatica, ma non birre né sigarette. Esordisce nel 1973: «La capacità di immaginare – dice ai compagni – è la nostra energia sovversiva». Passa al Corinthians, dove esulta col pugno chiuso come Tommie Smith e John Carlos a Mexico68.
Diventa idolo popolare: è l'era socratica della sua vita, come la definisce Iervolino. Sócrates vuole che tutto sia deciso nello spogliatoio. Va dal presidente: «I calciatori sono cittadini-calciatori: dobbiamo scegliere in maniera diretta come non avviene da vent'anni in questo Paese». Convince i compagni, coinvolge i tifosi: «Se i giocatori parteciperanno alle decisioni del club, se i dirigenti non interferiranno, qui si vivrà una vera democrazia». È la Democrazia Corinthiana, pure sulle maglie. Tutto, dal marketing al modulo, ai premi, è messo in discussione. Il calcio è rivoluzione e Sócrates un dio, non solo in campo (certi suoi gol di tacco sono di una bellezza sconcertante), perché i calciatori sono rappresentanti del popolo. Da capitano porta la Selecão a Spagna 82. E continua a predicare: aprile 1984 il Paese in piazza e il Magrão a chiedere democrazia ed elezioni subito. Instancabile, come un missionario del pensiero comunista.
Ma andarsene era l'unico modo per difendere da lontano le sue idee: scelse la Fiorentina e Firenze, per Dante e gli Uffizi. Non si integrò mai. La saudade lo prese e se lo riportò in Brasile. Gioca ancora, poi si ritira.
La sua ragione d'essere è negli ideali che diffonde come un profeta maledetto. Ci crede, si cimenta in un romanzo, chiama il figlio Fidel, scrive per riviste e per un musicista: «Se il mio corpo si è fermato, le mie idee possono continuare a fluire come il vento o come la passione, che permette alla gioia e al dolore di condividere lo stesso spazio. E farci capire che le lacrime sono, o dovrebbero essere, i semi della felicità». Come le lacrime dello stadio Pacaembu, in quella domenica australe in cui gratitudine e ricordo divennero pugni chiusi – e felici – al cielo.
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Lorenzo Iervolino, Un giorno triste
così felice. Sócrates, viaggio nella vita
di un rivoluzionario, 66thand2nd,
Roma, pagg. 342, € 16,00

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