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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2014 alle ore 16:07.
L'ultima modifica è del 19 luglio 2014 alle ore 16:09.

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Si entra nella grande sala delle Tese Cinquecentesche dell'Arsenale di Venezia che già si sente la musica e il canto intonato dalla corale G. Savani di Carpi. Il colpo d'occhio è di abbagliante stupore. Tutto, simultaneamente, è già in movimento dentro i nove quadrati bianchi disegnati sul pavimento, ciascuno una stazione, una sorta di "Via Crucis", con, all'interno, gruppi o coppie intenti a rappresentare una scena della vita di Gesù.

Nel duetto danzato della Pietà-Deposizione i due danzatori si scambiano continuamente i ruoli alternando chi è deposto e chi sostiene l'altro. Il richiamo visivo, pittorico, è alla Deposizione del san Sepolcro di Rosso Fiorentino, in cui il tocco di lui sul ventre di lei richiama il modo con cui l'angelo sostiene la Madonna. È solo uno dei 27 quadri totali, in tre cicli di spettacolo, che compongono questo viaggio di struggente bellezza dentro Il vangelo secondo Matteo che il coreografo Virgilio Sieni – al suo secondo anno di direzione artistica alla Biennale Danza di Venezia – ha creato come risultato di un intenso e lungo ciclo di pratiche sul gesto in cui ha coinvolto 200 interpreti tra danzatori e, soprattutto, gente comune di diverse età, reclutati in sei regioni d'Italia, protagonisti di un'esperienza "di conoscenza del corpo dell'altro che passa attraverso una diversa forma di tattilità e di educazione allo sguardo". Dentro questa esperienza di fragilità e quotidianità gestuale dei corpi, di dialogo col testo sacro, veniamo coinvolti anche noi spettatori liberi di muoverci, di sostare davanti a ciascuna stazione, e di comporre, cambiando continuamente punto di osservazione, una personale, intima drammaturgia gestuale, visiva ed emotiva. Le azioni, che acquistano il ritmo cantilenato di una cerimonia, giungono a un momento di sospensione in cui, dopo un simultaneo battito e strofinio delle mani, il movimento di tutti gli interpreti riprende e ripete il brano coreografico. Ciascun quadro, nelle pose e nei colori, è ispirato all'iconografia pittorica toscana di cui Sieni è cultore raffinato. E ciascuno emoziona. Di forte impatto è la scena corale della "Crocifissione", dove due schieramenti, creando plastiche composizioni con gesti lenti e pregnanti, con intrecci di mani e di braccia, di sguardi e direzioni, si passano di mano in mano due lunghi legni che segnano lo spazio della condanna di Gesù senza però arrivare a congiungersi nella verticalità della croce. Altro quadro, la scena del "Battesimo" dove un quartetto d'interpreti si muove a cerchio dentro una pedana d'acqua nell'atto di cingere la testa di un Cristo assente: un'iniziazione dove ciascuno è battezzante e battezzato. Ma, ad abbagliare più di tutti è, forse, il quadro con le quattro anziane donne pugliesi intente nella ritualità della filatura dei pomodori sparsi che formano un tappeto e raccolti lentamente nei loro grembiuli. Una "tela" in movimento, trasmissione di una conoscenza antica e sapiente che è tessitura del presente, e che ci dice il senso delle "Beatitudini": quelle che appartengono ai semplici e agli umili.

"Il Vangelo secondo Matteo", ideazione e coreografia Virgilio Sieni, costumi Giulia Bonaldi, progetto speciale di Biennale College – Danza, in collaborazione con Fondazione Prada. Venezia, Teatro alle Tese, tre cicli di 9 quadri ciascuno. Terzo ciclo, il 17 e 18 luglio. www.labiennale.org

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