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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 11:26.
L'ultima modifica è del 18 luglio 2014 alle ore 16:14.

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La guerra cinematografica per la conquista del box office estivo è pronta a entrare nel vivo: in attesa di «Anarchia – La notte del giudizio» di James DeMonaco e di «Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie» di Matt Reeves, in uscita nelle prossime settimane, questo weekend propone un altro titolo pronto a sbancare i botteghini: «Transformers 4 – L'era dell'estinzione» di Michael Bay.

In questo quarto capitolo della fortunatissima saga (i primi tre film hanno incassato complessivamente oltre due miliardi e mezzo di dollari in tutto il mondo), le vicende dei Transformers si legano addirittura all'estinzione dei dinosauri. Al termine di un suggestivo incipit preistorico, la narrazione si concentra sulla fine che hanno fatto gli Autobot, dopo gli scontri del precedente episodio: Optimus Prime e i suoi sono costretti a nascondersi poiché la Cia ha deciso di mettere fine alla loro esistenza sul pianeta Terra. Ad aiutarli un bizzarro inventore (Mark Wahlberg), padre vedovo di una ragazza adolescente.

Indubbiamente non è la sceneggiatura (stantia e ben poco originale) il punto di forza di «Transformers 4»: abbandonata molto presto ogni logica narrativa, si lascia spazio a uno spettacolo straordinario, valorizzato da un 3d all'altezza e dai movimenti acrobatici dei personaggi in scena.

Michael Bay trascina il pubblico in una pura esperienza sensoriale, fatta di riprese lunghe alternate a un montaggio serrato, dove la dinamicità dell'azione e il senso di vertigine che si vuole trasmettere vengono sperimentati dagli spettatori direttamente sul proprio corpo.

Sembra di trovarsi sulla giostra di un parco di divertimenti (esattamente come quella, dedicata proprio alla saga di Michael Bay, che si trova agli Universal Studios di Los Angeles) più che di fronte a un lungometraggio per il grande schermo.
Se il film intrattiene e fa bene il suo dovere, non si può però non segnalare che la durata eccessiva (165 minuti, di cui almeno 30 davvero di troppo) metterà a dura prova la pazienza anche dei fan più sfegatati.

Il cast non è sempre all'altezza, ma Mark Wahlberg (pur con evidenti limiti) risulta più intenso di Shia LaBeouf, protagonista dei primi tre capitoli. Il migliore è però Stanley Tucci, perfettamente a suo agio nei panni di un eccentrico milionario, inventore di grande successo e amante del lusso e delle belle donne.

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