Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2014 alle ore 08:15.

My24

Bernard-Henri Lévy, a suo tempo allievo di Derrida e Althusser, a suo tempo cronista di guerra per il giornale «Combat» fondato da Camus, a suo tempo novello filosofo ospite della storica trasmissione tv Apostrophes, a suo tempo animatore del Maggio parigino, BHL dunque, che ha chiamato sadicamente la figlia Justine (pure lei grandeggia come scrittrice, rivale di Carla Bruni), che concupisce e sposa sempre attrici bellissime come ci si aspetta sia la donna del protagonista di C'était a rendez-vous di Claude Lelouch, ha furoreggiato a Venezia, al teatro La Fenice, con un monologo: Hotel Europa.
La Francia, si sa, è tutta una teoria di nomi chic troncati, di parole eleganti e di sorrisi pensati. La grandeur è sofferta, mica è liscia, è engagée. E la Francia – soprattutto quella di questo filosofo il cui ultimo trattato teoretico noto è il proclama di sostegno alla guerra in Libia, la prossima all'Iran – è tutto un largo viale alberato di modelle che si innamorano di professori di filosofia figli di critici letterari dal cui letto prima o poi passano.
BHL (è vero, hanno nomi di banche, come DSK che però sembra più un istituto di credito tedesco) ha quindi fatto lezione nella città intelligente ma non cervellotica di Tinto Brass e Hugo Pratt. E, furbo qual è, ha fatto un endorsement: «Renzi ha detto le cose che ho scritto io nella pièce, che bisogna tornare alla cultura. È quella che salverà l'Europa». Bisogna però fare presto, ha detto, dall'alto della sua camicia sbottonata dalle maniche arrotolate, perché «per l'Europa è mezzanotte meno cinque, non c'è più tempo». Cinque minuti e poi, come ci ha abituato questo filosofo, ci sarò un drone in arrivo. È solo un conto alla rovescia, la cultura: tic, tac. E lo chic è bello che troncato. E poi la teoria del "bum!". È tutto charme.
@PButtafuoco
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi