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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2014 alle ore 08:14.

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Forse Aristotele si concederebbe a qualche talk show, era uomo di mondo, meno elitario di Platone, meno venale di Protagora. Sarebbe un ospite interessante, adatto ai nostri tempi, se i suoi testi sono per noi ancora un punto di partenza quando dibattiamo di etica, di politica, di felicità e di doveri del cittadino. Sì, la sua polis era Atene con l'Attica intorno, le dimensioni della Val d'Aosta, ma il primo conquistatore che seppe unire culture diverse, dai monti di Macedonia alle rive dell'Indo, fu il suo allievo Alessandro. Una globalizzazione che era nell'anima del maestro, nato in una regione di confine, meteco (straniero residente) ad Atene, pedagogo della famiglia reale a Pella, fondatore del Liceo nella stessa Atene, da cui fuggì quando la morte di Alessandro aveva reso difficile la vita ai suoi amici. Mai amato con entusiasmo continuativo, tornò in Europa grazie agli arabi, divenne il «maestro di color che sanno» nella sintesi tomista che la Chiesa dichiarò sua filosofia ufficiale nel XIX secolo, ma fu anche l'autorità invocata contro le scienze empiriche, come ricorda il caso Galileo. Nel secolo scorso, insieme agli studi su logica e retorica che non hanno mai subito flessioni, l'attenzione si è concentrata sulle opere di etica e politica.
MacIntyre, Nussbaum, Taylor, tra i nomi più noti, si sono basati sui testi aristotelici per sostenere un'idea di giustizia e bene comune "comunitarian" contro quella "liberal". Pierre Aubenque però ci spiega che no, nel nostro ipotetico talk-show Aristotele non si schiererebbe con coloro che sostengono la relatività delle leggi in linea con le differenti culture: ci sono molte forme di governo, direbbe, ma per natura, cioè secondo il logos, una è la migliore, ovunque e in qualunque luogo. Questo non significa dare la basi a un diritto naturale, ma fare riferimento all'intelligenza, forma e telos di ogni essere umano, e con questa e l'esperienza trovare le migliori soluzioni. Il saggio di Aubenque, tra i maggiori studiosi di Aristotele, conclude un'opera destinata a diventare uno strumento importante per gli aristotelici. The Bloomsbury Companion to Aristotle raccoglie i testi di venti autori (tra i quali Cassin, Nussbaum, Brague, gli italiani Fermani e Berti, autore anche di una recente riflessione sul bene pubblico che prende avvio dalla Politica) allo scopo di illustrare al lettore i tratti fondamentali del pensiero aristotelico, con aggiornamenti sui dibattiti storiografici. Glossario, cronologia delle ricerche più recenti, bibliografia impreziosiscono lo strumento di lavoro.
La curatrice è Claudia Baracchi, autrice anche di un saggio su Aristotele con una nuova proposta ermeneutica che ha fatto e farà discutere, perfettamente inserita nell'interesse contemporaneo per le opera etiche e politiche. Baracchi propone di dare il primato all'etica rispetto alla metafisica, non semplicemente scambiando, come altri hanno già fatto (Arendt, Gadamer), l'ordine di dipendenza di una dall'altra. I primi principi non sarebbero oggetto della conoscenza "prima", in quanto non oggetto di conoscenza. Il principio di non contraddizione si presenta in percezioni caratterizzate da una forza di persuasione, da una evidenza intrinseca che convince ed esige consenso. «Nel suo tratto intuitivo, non discorsivo, non logico, la filosofia è rivelata, in primo luogo, come condotta filosofica», ethos, senza una prescrizione pienamente razionale. La sapienza, quando esce dall'ambito dell'utile, indirizza la riflessione verso il non umano (i cieli, la sostanza prima), a cui tuttavia l'umano appartiene. E per farlo, rimane legata ai fenomeni, operando «un riorientamento dello sguardo, dall'ordine orizzontale dell'insieme umano all'onnicomprensiva connessione con ciò che supera l'umano», lo trascende, ma non abbandona fenomenicità e sensibilità. Una simile proposta non può sfuggire al confronto con i primi libri della Metafisica, soprattutto Gamma, al quale è dedicato il terzo capitolo del saggio. La filosofia è la più alta e libera delle discipline, a suo fondamento il principio di non contraddizione, che si può negare solo affermandolo: ma il principio non è conosciuto teoreticamente, da qui una sapienza prima poggiata su un apprendimento intuitivo eticamente e intuitivamente fondato.
È in discussione la separazione tra prassi e teoria, base di tanti aristotelismi, la discussione è aperta.
Non mancano altri strumenti per approfondire la lezione aristotelica, dalla traduzione con ampio commento dei primi tre libri della Metafisica (Cardullo), letti come tre diverse introduzioni all'opera, all'Aristotele di Carlo Natali. Questo è un libro adatto anche a chi si avvicina per la prima volta al filosofo di Stagira, ne esce il profilo di un uomo che cerca di capire il mondo più che cambiarlo, che intende l'essere umano come essenzialmente ragione, lontano dalle considerazioni sulla miseria umana, dalla nostalgia dell'essere, dalla ricerca di senso nella relazione, così come oggi spesso si intende l'indagine filosofica. Però, le sue osservazioni sulla necessità di una vita "politica" per l'umano, le valutazioni sul bene privato e il bene pubblico, l'estremo e insieme misurato buon senso ne farebbero comunque un gradevole ospite per i salotti della politica.
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The Bloomsbury Companion to Aristotle, a cura di Claudia Baracchi, Bloomsbury Academic, London - New York, pagg. 432, $ 190,00
Claudia Baracchi, L'architettura dell'umano. Aristotele e l'etica come filosofia prima, Vita e Pensiero, Milano, pagg. 374, € 28,00

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