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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 13:49.

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L'esito dell'etica non è mai, purtroppo, un'estetica. È la scienza molle per antonomasia, degenera in ideologia perché altro non è, l'etica, che il sepolcro biacco del moralismo ma la nemesi è in agguato. Eccola. È già sotto i torchi, in uscita per settembre, La vita che sei. 24 meditazioni sulla gioia, il primo libro di Barbara Pozzo. La Pozzo è moglie del cantante Luciano Ligabue che è pure poeta in proprio per Einaudi. La coppia sembra quindi amare le buone case editrici, visto che il volume della signora Ligabue che è frutto della sua lunga esperienza di terapista corporea, sarà pubblicato nella Bur. Ma «non è un manuale su come raggiungere la felicità né un elenco di esercizi da seguire». Piuttosto «una proposta di meditazione ... ventiquattro capitoli, come i ventiquattro rintocchi dei campanili, che invitano a fermarsi per ricordarci chi siamo, rimettere a posto i pezzi, diventare uno». La vita che sei – in equilibrio tra una canzone del marito, le frasi di Seneca che girano su internet e un taoismo paesano – figura benissimo nella storica collana Rizzoli, tra i moralisti classici e contemporanei, Tommaso D'Aquino, Blaise Pascal, Achille Campanile, Plotino appunto, quindi Esiodo e, infine, Barbara Pozzo. La vendicatrice della sapienza si dedica da trent'anni allo studio delle correlazioni tra corpo e anima. La sua pagina Facebook sfiora i 16.000 follower, i suoi post sono condivisi anche centocinquanta volte giusto perché l'esito di questa estetica è un'etica pop, più di quanto avrebbe potuto desiderare un Umberto Galimberti, ancor più di un Massimo Recalcati, nel meritato epilogo del cortocircuito di filosofia e afasia perché là dove arriva una terapista corporea, un moralista – per giunta psicoanalista – arranca.
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