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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2014 alle ore 08:15.

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Come potevano raccapezzarsi i viaggiatori del Gran Tour, nel Settecento, nelle immense quadrerie aristocratiche romane senza cartellini con didascalie né pannelli esplicativi? C'erano i "ciceroni", ma non sempre a disposizione. Qualche fortunato aveva l'onore di essere accompagnato personalmente dal padrone di casa. Ma gli altri?
Abbiamo un'idea precisa di come poteva funzionare in casa degli antenati di don Prospero ai Santi Apostoli grazie al libro di Maria Cristina Paoluzzi, La collezione Colonna nell'allestimento settecentesco (Campisano Editore, Roma 2014, pagg. 200, € 40,00).
La studiosa, ora presso la casa d'aste Dorotheum come esperta di dipinti antichi, vanta un curriculum accademico importante in materia di collezionismo, pittura, grafica e scultura romana. Forte di questo, si è mossa con disinvoltura tra i fondi di Chatsworth, collezione del duca di Devonshire, e quelli di Windsor Castle, collezione della regina Elisabetta II, giungendo alla straordinaria scoperta, proprio in questa seconda sede, di una serie completa di acquerelli di Salvatore Colonnelli Sciarra con vedute delle sale di Palazzo Colonna. Era nella scatola «Anonymous Roman Drawings». Macché anonimo. Sul frontespizio si legge «Galleria dell'Ecc.mo Sig. Gran Contestabile Colonna. Disegnata e Colorita da Salvatore Colonnelli Sciarra Pittore e Architetto». E poi una legenda che indica l'esatta disposizione dei dipinti sulle pareti in Galleria e nella Sala della Colonna Bellica.
Ecco cosa un visitatore poteva avere a disposizione per individuare esattamente l'autore e il soggetto di ciascun quadro, visualizzato con una miniatura. La data 1730, nella serie di fogli a Chatsworth, nota ma mai studiata, colloca con esattezza il layout della quadreria di Fabrizio Colonna (1700- 1755), figlio di Filippo II e Olimpia Pamphilj, Gran Contestabile del Ragno di Napoli. Il materiale rappresenta un piatto ghiotto per uno studioso di collezionismo. La Paoluzzi lo ha sapientemente sfruttato per un volume che prende spunto da questi fogli per un triplice percorso di ricerca.
Innanzi tutto, abbozzare un catalogo per il poco noto Colonnelli Sciarra, vedutista e decoratore nella Roma della prima metà del Settecento. Secondariamente, leggere "tra le righe" di quei fogli il gusto allestitivo e collezionistico all'interno della storia di una casata, con l'ipotesi che le scelte di Fabrizio Colonna siano un omaggio alla genesi della quadreria e con essa ai propri antenati che l'avevano formata. Infine, il terzo importante contributo della Paoluzzi è la ricognizione esatta, con schede singole, della collocazione attuale dei quadri presenti negli acquerelli. Alcuni sono ancora in loco, esattamente allo stesso posto; altri hanno cambiato stanza o posizione sulla parete rispetto al 1730; altri sono stati alienati e la studiosa ne segue i passaggi di proprietà o l'apparizione nelle aste e li rintraccia qua e là in musei e collezioni di tutto il mondo. Altri sono andati dispersi.
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