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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2014 alle ore 14:27.
L'ultima modifica è del 08 agosto 2014 alle ore 14:37.

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Scarlett JohanssonScarlett Johansson

Un film d'apertura che non convince: «Lucy» di Luc Besson, scelto come titolo inaugurale della 67ª edizione del Festival di Locarno, non ha ripagato le aspettative della vigilia.
Presentata fuori concorso, la pellicola vede protagonista Scarlett Johansson nei panni di una ragazza, Lucy, costretta a prestarsi come corriere per il traffico di droga. In seguito a un incidente assumerà, involontariamente, una nuova sostanza sperimentale che le donerà incredibili poteri: Lucy diventerà così una temibile macchina da guerra.

Dopo «Nikita» del 1990, Besson torna a dirigere un lungometraggio incentrato su un'eroina spietata ma gli esiti sono decisamente inferiori rispetto a quelli della sua pellicola precedente. Perennemente indeciso su quale registro adottare, se quello dell'action movie oppure del thriller paranormale e fantascientifico, l'autore francese dirige con mano incerta e il risultato è uno dei punti più bassi della sua intera carriera, ormai in caduta libera dopo i pessimi «Arthur e la guerra dei due mondi» (2010) e «Cose nostre – Malavita» (2013).

Se il ritmo è più che discreto, i difetti più evidenti risiedono in una sceneggiatura debole, banale e poco credibile. Gli effetti speciali di cattivo gusto e la fiacca colonna sonora fanno il resto.

Persino il cast risulta deludente: Scarlett Johansson è più spaesata del solito, mentre Morgan Freeman (nel ruolo di un professore visionario) è ai minimi storici.

Di tutt'altro livello è invece «From What Is Before», ultima fatica del filippino Lav Diaz, inserita in concorso e già tra le grande favorite della kermesse.

Ambientata tra il 1970 e il 1972, la pellicola racconta la vita di un piccolo villaggio delle Filippine dove accadono fatti misteriosi: si sentono dei lamenti provenire dalla foresta, alcune case vengono date alla fiamme e delle mucche vengono ritrovate completamente squartate. Le truppe della milizia controllano le aree rurali, mentre il presidente Ferdinand E. Marcos si prepara a imporre la legge marziale all'intera nazione.

È un viaggio nella memoria quello che compie Lav Diaz con questo film notevolissimo, che prende spunto da vicende realmente accadute e dalle pagine più terribili della Storia del paese.

«From What Is Before» è un racconto di presagi funesti che anticipano la reale Apocalisse che colpirà il villaggio, simbolo di tutto quello che la Repubblica asiatica ha dovuto subire sotto la dittatura di Marcos. Non si tratta però soltanto di un "film storico", ma di un'opera che, come la maggior parte dei precedenti lavori di Diaz, indaga le reazioni umane, individuali e collettive, di fronte a ogni sorta di cataclisma, naturale o politico che sia.

Tra magnifici pianisequenza e una fotografia che sfiora il sublime, «From What Is Before» è una delle esperienze cinematografiche più intense degli ultimi anni, un film torrenziale e ipnotico che soddisferà gli appetiti di chi avrà la pazienza di ammirarlo per tutta la sua infinita durata (338 minuti).

Menzione negativa, infine, per l'opera prima del taiwanese Chienn Hsiang, «Exit», inserita nel concorso Cineasti del Presente.

Protagonista è una donna di mezz'età che ha perso il lavoro da poco. Mentre il marito e la figlia abitano lontani da casa, lei è costretta a prendersi cura dell'anziana suocera, ricoverata in ospedale. Poche idee e rarissimi momenti interessanti per un film di maniera che sa troppo di già visto e risulta incapace di sviluppare una riflessione esistenziale degna di tale nome.

Il regista è troppo controllato e poco coraggioso: pessima notizia, soprattutto considerando che si tratta di un esordiente.

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