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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 10 agosto 2014 alle ore 13:56.

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Allestita con grande fascino negli spazi evocativi della Villa Liberty che ospita il Centro Matteucci per l'Arte Moderna, questa rassegna formata da trentasette dipinti scovati tra collezioni private italiane e francesi ricostruisce l'incanto di una stagione irrimediabilmente perduta e il mito di una delle spiagge entrate, sia per la bellezza della natura che per la scelta frequentazione, nell'immaginario collettivo del Novecento. Si tratta di quella di Viareggio, una località che già lanciata in età neoclassica e romantica da personaggi infelici e leggendari, come Paolina Bonaparte, che vi ebbe una residenza oggi trasformata in museo, e il poeta inglese Shelley, il cui corpo lasciato qui dalle onde era stato cremato dall' amico Byron, raggiunse proprio nei primi trentanni del XX secolo il suo massimo splendore, grazie a personaggi come Puccini, Galileo Chini, D'Annunzio, Rilke, Israëls. Ci ricorda Giuliano Matteucci, cui si deve il progetto e la realizzazione della mostra, come addirittura uno dei protagonisti della Recherche di Proust, il ricercato esteta Barone di Charlus, si fregiasse tra i molti blasoni anche del titolo di "principe di Viareggio". Il capoluogo della Versilia, terra incantata per molti pittori ma anche per i poeti, divenne per la qualità delle sue architetture e del suo particolarissimo tessuto urbano, che andrebbero nuovamente valorizzati, una delle capitali italiane del Liberty, luogo deputato per i fasti della Belle Époque e degli anni ruggenti. Ed è proprio l'effervescente dopoguerra che viene revocato dai dipinti di Moses Levy, raffinato interprete internazionale aggiornato sugli svolgimenti della pittura francese tra l'eredità di Cézanne, così avvertita in Italia, e il confronto con Matisse ormai divenuto uno dei grandi punti di riferimento della modernità. Prima di salire la scala per raggiungere le sale del primo piano dove sono ospitati i quadri, è imprescindibile soffermarsi al piano terra dove in un ambiente che rievoca l'atmosfera dell'epoca, grazie ad una grafica raffinata che mette in rapporto testimonianze letterarie e le immagini dei testimoni di quella stagione, possiamo lasciarci trasportare da un raro e straordinario filmato proprio in quegli anni trenta, nelle spiagge brulicanti che Levy ha rappresentato, come tema esclusivo, quando visse a Viareggio, dal 1915 al 1924 , e, dopo il trasferimento nel 1927 a Parigi, nuovamente tra il 1932 e il 1935.
Facendo riferimento alla fondamentale monografia di Ragghianti, che rimane il maggiore interprete del pittore, Susanna Ragionieri ha ricostruito in catalogo, esaminando con passione quadro per quadro nelle infinite variazioni di motivi iconografici ricorrenti come le figure dei bagnanti, gli ombrelloni, le vele tutti coloratissimi e luminosissimi, questa magica stagione delle spiagge rappresentate con la magia che l'ebreo Levy doveva avere assorbito nell'infanzia trascorsa a Tunisi dove era nato nel 1885. Ma alle spalle aveva anche l'eccezionale esperienza fiorentina quando nel 1904 aveva avuto occasione di frequentare lo studio del vecchio Fattori.
Un'opportunità condivisa con Lorenzo Viani, il grande viareggino, che rimarrà l'amico di sempre, anche se poi le strade e le vocazioni saranno molto diverse. Viani testimone di una dura realtà di degrado sociale, di emarginazione e di tormento esistenziale, consumata nel porto, nell'arsenale e nei luoghi del lavoro; Levy interprete della gioia catturata tra le luci e i colori delle lunghe, estenuate estati di sogno tra la sabbia calda, le ombre proiettate dagli ombrelloni, lo sfrecciare delle vele, i patini in attesa sulla riva, le cabine di legno sospese come palafitte sulle acque, i trabaccoli dei pescatori piantati lungo il molo. Era lo spettacolo straordinario che si offriva al suo occhio indagatore, quasi da entomologo, che fissava sulle superfici della tela le sue tessere o tarsie di colore, come variopinte farfalle trafitte, memori dei bagliori orientali, dei mosaici, delle macchie di Fattori, quello della celebre Rotonda di Palmieri, rivisto attraverso Oscar Ghiglia, ma anche dei più moderni ritmi cromatici di Matisse e di Leger. Altrove compare, in un capolavoro dove domina il motivo del ritratto come Anna e l'amica, lo struggente ricordo del più grande dei livornesi lo scomparso Amedeo Modigliani, diventato il nume tutelare di alcune delle più autentiche voci del nostro Novecento, quale fu appunto quella di Levy.
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Moses Levy Luce Marina. Una vicenda dell'arte italiana 1915-1935. Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna, sino al 19 ottobre. Poi Firenze, Villa Bardini, 30 ottobre 2014 - 1 febbraio 2015. Catalogo Fondazione Centro Matteucci

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