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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2014 alle ore 08:13.

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Un volto è significante e significato, ma un insieme di parole che lo racconti descrivendolo è un artificio retorico che pretende di modellare la realtà. Un'ekphrasis, cioè un procedimento retorico di grande fortuna associato generalmente alla descrizione di opere d'arte in un testo letterario, potrebbe anche considerarsi un'operazione di «architettato realismo» o «realismo orientato». Il termine si ritrova per la prima volta nel I sec. a.C. in Dionigi di Alicarnasso, ma la sua definizione in senso tecnico si avrà solo nel I sec. d. C. con Elio Teone il quale la definì «un discorso descrittivo che pone sotto gli occhi in modo vivido l'oggetto che viene mostrato». L'oggetto può riguardare persone, luoghi, opere d'arte, virtù o possono esserci anche casi di ekphraseis miste; si è comunemente concordi nel ritenere che il procedimento ecfrastico si lega più alle reazioni suscitate, che non agli oggetti descritti. È stato da poco edito un volume di Estetica interamente dedicato all'ekphrasis e i curatori avvertono: «Il figurare tramite parole permette infatti di visualizzare le immagini meglio e di più di quanto non avverrebbe se ci si limitasse a una pedissequa riproposizione di quelle immagini. Non solo: può benissimo darsi il caso che le immagini figurativamente descritte siano fittizie (come ad esempio lo Scudo di Achille o la Pinacoteca di Filostrato), non esistere nella realtà e tuttavia paradossalmente acquisire, proprio grazie all'ekphrasis, una nuova realtà, più viva di qualsiasi fenomeno del mondo empirico». Nel primo saggio del volume, a cura di F. De Martino (ma ogni saggio meriterebbe una recensione) si individua nel procedimento ecfrastico una vocazione "pubblicitaria", accostando, in maniera originale, la teoria del retore Teone al quadrato semiotico di Floch. Teone affermava che si doveva descrivere luoghi o persone a partire dalla bellezza, dall'utilità, dalla dolcezza, come accadde per le armi di Achille in Omero. Teone si può ritenere l'anticipatore di Floch, il quale invita a valorizzare i prodotti (qualunque essi siano) dall'utilità pratico-critica e utopico-ludica. Altri interessanti contributi analizzano questo procedimento retorico in Omero, Simonide, Aristofane, Senofonte, Platone e Aristotele. I grecisti e i semiologi sono abituati a sentir parlare di ekphrasis, ma esiste anche una phrasis ek? Certo che sì: è un procedimento ancor più sottile che permette non solo di sovrabbondare con le parole per descrivere, ma aiuta a uscire dall'esistente (e dalla realtà fenomenica) anche a parole per ricercare, nel mondo della phantasia, un processo produttivo che faccia intravedere ciò che non è insito nella rappresentazione, fuoriuscendo per aprirsi a nuova vita, con una potente vitalità (enargeia). Calvino ci ha insegnato a salvare dei valori irrinunciabili, come la visibilità a parole, che insegna, in un mondo un po' rosicchiato dalla ruggine, a uscire fuori per «veder piovere dentro a l'alta fantasia», stando a Dante.
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Estetica. Studi e ricerche. Ekphrasis, a cura di Silvio Marino - Alessandro Stavru, Aracne, Roma, pagg. 276,
€ 25,00

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