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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2014 alle ore 08:35.

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Difficile aggiungere qualcosa ai formidabili interventi di Malcom Pagani sul demi-monde del Festival di Venezia, di Andrea Minuz sui film di valore civile di norma ambientati sul litorale laziale e quindi percettori di contributo Mibac, di Guido Vitiello sulle guerre culturali del cinema italiano (con Bombolo al posto di Allan Bloom) e di Guia Soncini sul vanzinismo come autobiografia della nazione.

Nel Movie Issue di IL c'è anche un divertissement di Arnaldo Greco che con il regista Abel Ferrara invece di parlare del suo film Pasolini in mostra a Venezia ha preferito giocarci a Grand Theft Auto. Ci sono, infine, una guida curata da Sara Deganello sui film che usciranno in Italia e negli Stati Uniti da qui a Natale e, a corredo del tutto, le fantastiche fotografie sovraesposte e desaturate del Lido di Venezia scattate da Massimo Siragusa. Su questo numero pubblichiamo anche un lungo e fenomenale articolo di Dino Buzzati: un delizioso racconto sui misteri del golf, datato 1938 e poi dimenticato, capace di indurre in tentazione da green anche i più refrattari (come chi scrive).

Ci sarebbero al solito molte cose da segnalare, a cominciare dalla rilettura del Cardellino di Donna Tartt by Alessandro Piperno fino alla spettacolare sezione Visioni curata da Elisa Furlan e Madda Paternoster, ma è impossibile anticiparle tutte.

Una, però, è necessaria. Il 2 settembre uscirà per Mondadori il nuovo romanzo di Francesco Pacifico, colonna di questo giornale. Si intitola Class: Vite infelici di romani mantenuti a New York. Lo abbiamo letto in anteprima – e a pagina 136 ne scrive con la solita bravura e competenza un altro scrittore colonna di IL, Vincenzo Latronico. È un libro fenomenale, Class, capace di far digerire a un lettore defosterwallizzato anche gli inevitabili eccessi sperimentali da scrittore accreditati al Pigneto. Ciò che conta è altro: Class è il ritratto sublime, e vietato ai minori, del velleitario tentativo di realizzazione personale del nuovo borghese italiano degli anni 10. Non è un romanzo generazionale, quello di Pacifico, è the great italian novel, il grande romanzo italiano di quest'epoca: con i «mantenuti» del titolo, che probabilmente si meritano di essere infelici, al posto dei «precari» piagnoni di tanti soggetti Mibac. Ecco, signori del cinema italiano, se proprio volete fare gli intellettuali: togliete la canotta ai vostri film, abbandonate il litorale laziale e sceneggiate finalmente l'Italia non lamentosa di Class.

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