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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2014 alle ore 07:55.

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L'estetica del Film Mibac persegue la «formazione di un identità culturale nazionale attraverso l'industria dell'audiovisivo». Quest'anno escono i temi su Leopardi (Mario Martone, un milione e duecentocinquantamila euro) e Boccaccio (F.lli Taviani, novecentomila euro), che se la vedranno con Lu cunto dei li cunti di Giambattista Basile nella versione di Matteo Garrone (un milione di euro); «la più artistica tra le raccolte di fiabe della nostra tradizione», come diceva Benedetto Croce, presagendo la richiesta di finanziamento pubblico. È la via italiana al blockbuster, con le grandi opere pedagogiche che arrivano puntuali come un'enciclopedia a rate.

Il film di Martone si intitola Il giovane favoloso. Meraviglioso Boccaccio gli fa eco quello dei Taviani. Leopardi e Boccaccio sono i supereroi Mibac. Non salvano la terra, non sconfiggono il Male, però ci riportano tra i banchi di scuola. Come i tanti Film Mibac sulla scuola, narrati spesso, e non a caso, dal punto di vista di professori e professoresse a forma di Silvio Orlando in maniche corte e Margherita Buy col golfino. In alternativa, c'è la lezione di educazione civica. Eutanasia e laicità con Bellocchio e Bella addormentata. Eutanasia e materialismo storico con Miele di Valeria Golino. Il testamento biologico è già epica Mibac. Checco Zalone l'ha capito prima di tutti e in Sole a catinelle ha messo un regista italiano col turbante in testa che sta girando Eutanasia Mon Amour ma interrompe le riprese perché «sente puzza di borghesia». Film italiani tratti da dibattiti italiani che creano dibattiti italiani. Bellocchio spiegò che Bella addormentata non era un film sul caso Englaro, né sull'eutanasia, ma «una metafora sull'Italia di oggi». A Venezia non vinse e ci restò un po' male: «Un membro della giuria ha detto che il cinema italiano sarebbe troppo provinciale, autoreferenziale, non si occuperebbe di temi universali. Di queste imbecillità ne ho piene le scatole. L'eutanasia, il dramma del fine vita sono forse un tema provinciale?». Se me lo racconti con le immagini di repertorio del Tg1 un po' sì. Se fai Million Dollar Baby, no.

Spesso il Film Mibac è «memore della lezione del neorealismo», e allora racconta le mutazioni del paesaggio, le specificità del territorio. In aperta campagna, senza plot, puro cinema e apicoltura nel casale delle sorelle Rohrwacher. E siccome poi dicono che siamo provinciali, allora portiamo Jasmine Trinca in Amazzonia. Decrescita felice, sviluppo sostenibile, ricerca spirituale: «Ora voglio essere terra, devo dimenticarmi di Dio», dice in Un giorno devi andare mentre fugge verso la favela di palafitte di Manaus, lungo il Rio Negro. Lì dove fuggiranno anche gli azzurri di Prandelli. Lì dove Concita De Gregorio da Repubblica scriverà «Hiandra, Adriel, i bambini di Manuas e Balotelli». Nel film di Giorgio Diritti c'erano tutti i nostri Mondiali, come in una visione sciamanica. Mancava solo il morso di Suarez.

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